Esploratore, musher, essere umano molto, molto consapevole. Abbiamo rubato un’ora a Fra Indi appena prima della sua partenza per il Circolo Polare Artico Svedese. In quest’intervista leggerete di ecologia, civiltà e tempo come forse nessuno ve ne aveva mai parlato. 

Francesco Indi è un musher, colui che conduce i cani da slitta. Ed è l’ultimo esploratore con i cani da slitta. Mentre scriviamo lo immaginiamo con i suoi sei husky immerso nel panorama più bianco, silenzioso e cristallino che si possa immaginare, perché è esattamente lì in mezzo che si trova in questo momento. È partito all’inizio di febbraio per il Circolo Polare Artico Svedese e sta affrontando 480 km di traversata su neve e ghiaccio in solitaria e autonomia. Tutto ciò che gli serve, il cibo per sé e i suoi cani per i 25 giorni di viaggio previsti, è nella slitta che trainano. 

Dormirà in tenda, a volte insieme a loro se il meteo dovesse renderlo necessario. E sta raccontando la sua esperienza sui canali social @jaranga_siberian_husky_team. Ma cosa c’è dietro la ricerca di un’esperienza tanto estrema? Qual è il motore che spinge un uomo a mettersi in gioco affrontando le condizioni più proibitive che il globo terracqueo possa offrire? Per capirlo abbiamo rubato a Francesco un’ora del suo tempo per una chiacchierata tra boschi e laghi ghiacciati. E sì, il sospetto che non sarebbe stata una semplice intervista l’avevamo già… 

Francesco e i suoi sei Siberian Husky ci accolgono in un panorama mozzafiato, tanto perfetto da indurci a camminare sul tappeto di foglie ghiacciate in punta di piedi, per non rovinarne nemmeno una. La sua simbiosi con l’elemento natura è totale, immediatamente percepibile, così come l’affiatamento con i suoi cani. La prima impressione è quella di un team che non ha bisogno di un capo branco. I ruoli sono così naturalmente definiti da far pensare più a un’orchestra che a una squadra sportiva. E in effetti l’approccio di Francesco al Mushing, l’arte di condurre i cani da slitta, si avvicina molto a questa visione. La sua storia è affascinante e ciò che è ora “The Project” – è questo il nome del progetto di Francesco e i suoi Husky – è la somma dei vari tasselli che hanno composto il suo percorso.

Esploratori si nasce, a quanto pare. Da piccoli, con i libri di Jules Verne, da adolescenti con le fughe in montagna in solitaria, armato di tenda e scatolette di tonno. E da giovane uomo, che per anni grazie agli studi artistici ha cercato la natura nei dipinti. Per poi capire che bastava aprire gli occhi per guardarla, osservarla e infine vederla, per viverla con ogni cellula del proprio organismo, riscoprendo un nuovo significato dello scorrere del tempo. Il primo Husky, Indi, arriva nella vita di Francesco sei anni fa e da quel momento cambia tutto. Il mushing diventa parte integrante della sua vita, il team cresce, il progetto prende forma.

“The Way”, la spedizione del Jaranga Siberian Husky Team nel Circolo Polare Artico Svedese, è il capitolo che manca al libro che Francesco sta scrivendo. In effetti la sua visione di temi come emergenza ecologica, civiltà, tempo naturale merita di essere messa nero su bianco. Wheelz l’ha intervistato proprio su questo.

La nostra chiacchierata la trovate qui sotto in versione integrale.

Intervista Completa