“Di nome faceva Arturo, ma avrebbe preferito chiamarsi John. Di cognome faceva Bandini ma lui avrebbe preferito chiamarsi Jones. Suo padre e sua madre erano italiani ma lui avrebbe preferito essere americano. Suo padre faceva il muratore ma lui avrebbe preferito diventare il lanciatore dei Chicago Cubs”.
Ogni volta che penso alla primavera mi viene in mente John Fante, quello degli esordi assoluti con Aspetta primavera, Bandini. La primavera è quel periodo che aspettiamo per cambiare tutto. La primavera è una truffa. La più grande truffa del rock’n’roll.
Vallo a raccontare ad Arturo Bandini che la primavera gli avrebbe portato tutto quello che sognava. Che la primavera era l’Eldorado di tutti i dodici mesi dell’anno messi assieme. Che la primavera lo avrebbe guarito da tutte le sfighe del mondo.
Per me la primavera sono i Doors di Waiting For The Sun e dell’aspettare quel sole, del quale in realtà faresti volentieri a meno, tu che non vorresti uscire di casa prima del tramonto. E invece lo brami come momento di estasi dopo il lungo inverno. Come se in inverno ti fossi logorato a contemplare il vuoto in attesa della grande primavera.

“Can you feel it / now that Spring has come / that it’s time to live / in the scattered sun”.
Ma Jim “Re Lucertola” Morrison questi versi li cantava inguainato nei suoi pantaloni in pelle nera, occhiali scuri calati sugli occhi e il buio pesto che gli rimbalzava nel cuore. No che non l’aspettava il sole, il mio amico Jim. Gli piaceva cantarlo, ma non lo aspettava veramente.
Lui il sole ce l’aveva dentro e la primavera la faceva arrivare quando gli pareva, dove gli pareva e soprattutto con chi gli pareva. Anche al buio. Ma forse a Los Angeles non fa mai buio, allora come oggi.
Ecco, Los Angeles è la primavera. Bel tempo, la vecchia Porsche 911 cabrio e nera come il petrolio del protagonista di Californication che scorazza e si infila in ogni relazione equivoca possibile che gli capiti a tiro. Il tutto tra una pagina e l’altra scritta, per un nuovo libro che forse gli varrà la popolarità del primo che ha pubblicato.
Nel frattempo, gode e non ci pensa.

Una lunga e leggerissima Spring Vacation, come quella dei Beach Boys: “Driving around, living the dream / I’m cruising the town, diggin’ the scene / I’m not gonna stress, I’m not gonna worry / doing our best, no need to hurry”.

Forse il senso della primavera sta tutto lì, in un vecchio classico del rock. Seguo le note dei Beatles di Here comes the sun, mi toglierò i miei vecchi Ray-Ban neri e guarderò dritto verso il cielo azzurro della primavera. Metti che ci scappa di divertirsi.
O forse non lo farò mai, per paura di prendere fuoco all’istante (ancora più velocemente del solito).
