Partiamo da lontano. Come dice Keith Richards dei Rolling Stones “se non conosci le radici, se non conosci folk e blues, è perfettamente inutile suonare rock”.
È il 10 Agosto del 1920 ed un tizio di nome Perry Bradford, un compositore che aspira anche a diventare manager, intuisce che l’interesse per il blues cresce sempre più. Inizia a scrivere canzoni per la sua musa, Mamie Smith, una cantante di colore dal talento puro e straordinario che ha incontrato nei club di Harlem.
Il fato vuole che una etichetta tedesca sia in cerca del proprio posto nel mercato americano e così accetta di incidere e produrre Crazy Blues, brano scritto proprio da Bradford per Mamie Smith. Le vendite sono sensazionali. Crazy blues viene ufficialmente riconosciuto come il primo blues mai registrato e alla Okeh, l’etichetta tedesca, è attribuito il merito di aver aperto le porte alla musica nera.
L’intraprendenza tedesca degli Anni ‘20, però, non si ferma qui. Siamo in Germania, al Motor Show di Berlino, ed è il 28 settembre 1923 quando la neonata BMW Motorrad presenta al pubblico la prima moto della propria storia. È la R32 con il motore bicilindrico boxer da 500 cm³ a quattro tempi raffreddato ad aria e la trasmissione a cardano, sviluppata in pochissimo tempo dal capo progettista Max Friz e dal suo team.

3 marce a leva manuale, 8,5 CV erogati e una velocità massima di 95 km/h. Il telaio è rigido posteriormente ed ha un sistema di molleggio anteriore a forcella oscillante. Il comfort, come in quasi tutte le moto dell’epoca, è affidato quasi esclusivamente alle molle sulle quali è montata la sella monoposto.
Obiettivo? Sfidare lo status quo.
E lo status quo lo ha sfidato anche uno dei bluesman più conosciuti nella storia.
C’è una leggenda che da sempre si racconta tra gli appassionati del genere: la storia del fantasma del blues. Robert Johnson, colui che ha dato il via al mito della musica del diavolo.
Robert Johnson viveva nel Mississipi, luogo di schiavitù per i neri, di fatica e violenza razziale. Lui, però, aveva già fatto la sua scelta: non avrebbe lavorato nelle piantagioni. Avrebbe fatto il musicista. Con l’armonica era bravo, con la chitarra decisamente meno. La vita non è dolce con lui, perde moglie e figlio appena nato. Sparisce dalla circolazione per un pò, e quando torna è un chitarrista di un talento raro, di una bravura che inverosimilmente si può affinare un anno.
Qui nasce la leggenda: Robert Johnson, qualcuno lo può giurare, è stato visto in ginocchio che alza la sua chitarra verso il diavolo. Il diavolo la prende, l’accorda e prima di ridargliela si fa promettere la sua anima.
Velocità. La stessa con la quale BMW sviluppa il primo modello sportivo, quello della R37. E la velocità è stata anche battuta, nel ‘37, da Ernst Jakob Henne che alla guida di una BMW 500 Kompressor, con turbocompressore e carenature aerodinamiche, polverizza il record di 279,503 km/h. E rimane imbattuto per 14 anni.

Nel 1938 Robert Johnson muore all’età di 27 anni, dando il via al celeberrimo club dei 27 che negli anni, purtroppo, vedrà aumentare la lista dei nomi delle grandi rockstar che ci hanno lasciato troppo presto.
L’anno dopo, nel 1939, la BMW 500 Kompressor guidata da Georg Schorsch Meier, “il sergente di ferro”, vincerà il Senior TT sull’Isola di Man. Sette giri e 425 chilometri da percorrere. Meier ci riuscirà in 2 ore, 57 minuti e 19 secondi stabilendo un nuovo record.
E per la prima volta nella storia il podio è di un pilota non inglese, su una moto non inglese.