Ci sono storie che iniziano con c’era una volta, nacque tutto da un’idea o questo è un racconto fatto di passione. Ma no, non è questo il caso. I nostri protagonisti si chiamano DOTTO Creations, le loro moto hanno a che fare con la favola di Biancaneve e questa storia ha inizio da un sentimento che tutti conosciamo, ma non sempre sappiamo gestire: la frustrazione.
E vi diremo di più. Nonostante le moto in questione nascano su base Honda CX500, non stiamo per parlarvi di Special, di notti passate in garage a fare “taglia e cuci” per portare alla luce una Cafè Racer da esporre negli eventi più cool del panorama europeo. Stiamo andando da tutt’altra parte. Quindi mettetevi comodi, pulite gli occhiali (ammesso che li portiate) e venite a fare un giro con noi all’interno di questa realtà fatta di know how, determinazione, un pizzico di incazzatura e un sacco di voglia di ampliare gli orizzonti.

DOTTO Creations nasce dal sangue, dal sudore e dalle lacrime di Francesco Iannuzzi e Gianluca Bartolini. Amici e colleghi, motociclisti per passione e designer per professione, con alle spalle una carriera nel settore dell’Automotive Design in aziende come Pininfarina, Italdesign Giugiaro e il gruppo Volvo. Gente che si è fatta le ossa lavorando gomito a gomito con “il boss” e che a un certo punto ha deciso che quella balena, come loro amano definire il mondo del car design, era un po’ troppo lenta ed ingombrante per riuscire davvero a lasciare il segno. E torniamo al tema della frustrazione. Che non si direbbe mai, ma muove il mondo. Perché senza quella non c’è spinta verso la ricerca di qualcos’altro.

Step indietro: Francesco e Gianluca in comune hanno il background, la passione per le moto e una gran voglia di sporcarsi le mani, dicevamo. Ma anche un eccellente bagaglio di competenze. “Un giorno ci siamo guardati e ci siamo resi conto di avere tutto ciò che serve per PROVARE. Rispetto ad altri brand all’estero abbiamo competenza, appunto, ma anche esperienza lato design e interazione con l’oggetto. Allora perché non unire i puntini per creare qualcosa di nuovo?”. È così che il progetto DOTTO inizia a prendere forma. Ci sono gli sketch, ci sono le matematiche e soprattutto c’è una visione. Insomma, ci sono tutti i presupposti per dare vita a un’azienda con una filosofia ben delineata: non limitarsi a modificare ciò che già esiste, ma creare un vero e proprio movimento. Perché forse la vera differenza rispetto al mondo dei customizer sta proprio qui: un conto è cambiare un dettaglio per stravolgere una forma, un altro è sovvertire un sistema.
“Provenire dall’automotive ci ha dato un vantaggio: abbiamo capito come si fanno le cose nel premium. Abbiamo imparato da un mondo in cui gli investimenti a livello tecnologico sono secondi solo a quello militare e aerospaziale. Abbiamo colto le dinamiche e i processi di prototipazione per la creazione di one-off e li abbiamo spostati in un contesto che fino ad oggi era tutto un battere lamiere”.
E attenzione: Francesco e Gianluca contro le lamiere non hanno proprio nulla, anzi. L’artigianalità è parte integrante della loro visione e, se dovessimo collocarli, sarebbe proprio a metà tra artigianalità e industria, più vicini all’analogico che al touch screen, per intenderci. Ma qui, nella loro favola, si parla di stravolgere le regole. E allora ecco che si torna al design process dell’automotive traslato nel mondo custom e a quegli sketch a matita che diventano serie limitata, passando per modellazione e stampa 3D. Il tutto per dare vita al primo esemplare della serie: livrea bianca, creata dal più saggio dei nani e dunque coerentemente battezzata Biancaneve.
Ma veniamo a lei, a Biancaneve. Come nasce l’idea?
“Ci siamo chiesti che cosa definisca davvero una moto. E la risposta è semplice: due ruote, un motore e un modo per guidarla”.
E allora si parte proprio da lì. Prima ancora di dare forma ai bozzetti, si passa per un meticoloso processo di restauro della base che accoglie Biancaneve, la Honda CX500, appunto. Una moto semplice ma efficace, che negli ultimi anni è stata eccessivamente brutalizzata, presa e spogliata, spesso ai meri fini di un esercizio di stile, senza pensare all’effettivo utilizzo. Qui, invece, viene onorata nella sua storia e grazie al design, viene reinterpretata in chiave minimal, diventando futuristica ed eterna al tempo stesso, con una serie di dettagli che la rendono ancora più esperienziale per chi la possiede. Niente stravolgimenti strutturali, dunque: l’obiettivo è offrire un prodotto fruibile. In Italia è sufficiente aggiungere silenziatori e targa per omologarla come esemplare unico. Ha un costo di un paio di migliaia di euro, certo, ma a differenza del 90% delle special è assolutamente street legal. Una moto va guidata. Devi poterne godere appieno senza paura di incorrere nei paletti imposti dalla legge. La vera sfida, la vera rivoluzione, è stata questa.

La domanda qui ci sorge spontanea: Biancaneve è prodotta in serie limitata di 20 pezzi… Ma la base è sempre la stessa?
“La risposta è sì. Il design che abbiamo previsto per Biancaneve è stato studiato nei minimi dettagli sulla base di una Honda CX500 del 1980. Gli altri esemplari della serie non sono tutti dello stesso anno, intendiamoci, ma il periodo è più o meno lo stesso. Nello specifico, quella che avete davanti a voi (si chiama Grimilde per via della livrea nera, ndr) è del 1979. Sono moto indistruttibili e inarrestabili, che adottano il cardano al posto della catena. Quando l’abbiamo ritirata aveva 50.000 km ed era ferma da dieci anni. È bastato cambiare i liquidi e le candele e si è accesa al primo colpo”.

Dopodiché la sfida è stata uscire dalla comfort zone.
“Abbiamo pensato: ma perché dobbiamo darle forma esattamente nel modo in cui è sempre stato fatto? Possibile che non ci sia un altro modo di immaginarsela? Lo sappiamo, l’innovazione ha sempre fatto paura all’uomo. È spiazzante e obbliga ad un maggior dispendio di energie. Cambiare è faticoso. Ma non cambiare mai è un’occasione mancata. Restare nei solchi tracciati da altri è sempre più facile, prova ne è il fatto che, se si osservano le moto degli Anni 20, nelle forme nulla è poi cambiato granché. Con Biancaneve, al contrario, stiamo tentando una strada completamente diversa. Vuole essere una scultura quando è parcheggiata, ma allo stesso tempo offrire un’esperienza di guida totalizzante quando è in azione. Il meccanismo di apertura della sella, ad esempio, è un nostro brevetto. E proprio la sella è opera di un artigiano che ha lavorato 45 anni per Pininfarina, realizzando i sedili di Ferrari, Maserati e Alfa Romeo. Ci appoggiamo a specialisti di questo calibro per essere al top in tutto. Stiamo cominciando a portare in house lavorazioni e tecnologie, ma crediamo che affidarsi a chi ha 35/40 anni di esperienza sia attualmente il miglior investimento strategico per l’azienda e per il cliente finale. E sappiamo anche che quando qualcuno arriva e ci chiede quanti cavalli ha, probabilmente non diventerà nostro cliente perché non ne ha colto l’essenza”.
“All’inizio non eravamo particolarmente focalizzati sul risultato finale. Ma dove il resto del mondo ha visto ostacoli, noi abbiamo cercato di vedere opportunità. Oggi la fase creativa è spesso spogliata da ogni principio: l’unico obiettivo è scegliere qualcosa di già esistente e farlo meglio. Farlo più bello, lavorare sullo stile. Deve essere in linea con i trend individuati dal marketing. Il nostro obiettivo invece è stato diverso: decidere che cosa vale la pena tenere ed eliminare tutto il resto. Mantenere esclusivamente l’essenza di ciò che vogliamo comunicare e farlo nel modo più semplice. La sella è racchiusa in un codino apribile, il tappo serbatoio si nasconde sotto uno scrigno porta oggetti. Il serbatoio è da 9.5 litri, ma può salire a 10 se il cliente rinuncia a un vano portaoggetti, il che la rende una moto con cui puoi fare chilometri. Abbiamo poi voluto aggiungere una serie di Easter Eggs affinché chi la guarda possa scoprire sempre di più. Sulla cover del radiatore, ad esempio, è incisa la nostra filosofia. La favola di Biancaneve è tutta qui”.
Ad oggi, Biancaneve ha fatto bella mostra di sé in una prestigiosa galleria d’arte, presenziato alla Milano Design Week, ha fatto un salto a Villa d’Este durante l’ultimo Concorso d’Eleganza e ha già al suo attivo un ruolo da co-protagonista nel film Sentinel in uscita quest’anno. Ma ci aspettiamo che questo sia solo l’inizio di una lunga e sfavillante carriera. Tra l’altro, come tutte le star, ha già fatto innamorare un campione, Danilo Petrucci. E i rumors dicono che nel futuro potrebbe esserci una collaborazione proprio tra DOTTO Creations e il campione… Stay tuned!