Lo confesso, a lungo ho pensato che nel tempo sarei diventato William Hurt. Ma non un William Hurt in generale, proprio quello di Nick di “The Big Chill” (o “Il Grande Freddo” nella versione italiana e tradotta del film) e che avrei passato gran parte del mio tempo a viaggiare sulla mia Porsche 911 rigorosamente nera opaca e vagamente scassata, ascoltando i Rolling Stones in ogni dove (anche senza funerali di mezzo durante i quali incontrare vecchi amici e riscoprire vecchie e nuove passioni, come nella trama originale). Avevo anche abbinato gli altri personaggi ai miei amici del tempo, ma questo è un altro racconto. Poi sono arrivati tanti altri suoni. Poi ho deciso di occuparmi di musica per mestiere. Poi mi sono divertito tanto. Poi ancora mi sono annoiato tanto.
Ogni tanto vedo ancora la luce e generalmente quel “ogni tanto” corrisponde all’arrivo di note che mi piacciono, che muovono il cervello e l’anima. Nelle scorse settimane mi è capitato tre volte, più o meno negli stessi giorni. Roba da rimanere accecato dalla tanta luce tutta insieme. Tre album che hanno riportato in scena tre nomi con i quali sono cresciuto (diverso tempo dopo la storia di Nick-William Hurt) come Verdena, Afterhours e Marlene Kuntz. Il rock indipendente, underground, seminale italiano che alzava la testa. Bene: i primi sono tornati in scena con Volevo magia, Manuel Agnelli (senza Afterhours) con Ama il prossimo tuo come te stesso e i Marlene con Karma Clima. Li amo tutti e tre.
Per questi ultimi scampoli di 2022 ho però ancora qualche aspettativa. Una, di sicuro, arriverà dal New Jersey e porterà la firma del Boss. Bruce Springsteen si presenterà in scena a novembre con l’album Only the Strong Survive, ovvero come fare delle cover di storici brani soul in chiave Springsteen. Poi un altro salto indietro nel tempo, tra album nuovi e nomi che in tanti abbiamo frequentato nei decenni passati. Perché si, siamo pure nostalgici e la musica che ascoltavamo noi è meglio di quella che ascoltate voi, lo sappiamo tutti. La saga degli Smashing Pumpkins, per esempio, che riparte a novembre con ATUM: A Rock Opera in Three Acts, album diviso in tre parti (15 novembre, 31 gennaio e 21 aprile 2023) e che chiude (a detta loro) un ciclo cominciato con Mellon Collie And The Infinite Sadness.
E poi? E poi arriva il 2023 inoltrato. Arriva il nuovo album dei Depeche Mode e potrebbe anche già essere sufficiente così. Qualche giorno fa, per annunciare l’arrivo in primavera del loro Memento Mori, Martin Gore e Dave Gahan (RIP Andy Fletcher) in conferenza stampa a Berlino hanno spiegato che «Dopo la morte di Fletch, abbiamo deciso di continuare perché siamo sicuri che sarebbe quello che avrebbe fatto lui». E ancora: «Il titolo è da intendere come una sorta di vivi tutti i tuoi giorni al massimo». Dave e Martin, non ci dovete convincere. Ci siamo capiti da anni.