Imparare a disegnare una fiamma, un fuoco, per poterlo poi tatuare fu una cosa appassionante e divertente, non priva delle sue difficoltà, certo… Come per ogni altro tatuaggio è una questione di forma, proporzioni, equilibrio, dinamica. E significato.

Insomma, il fuoco non è cosa da sottovalutare, in tutti i sensi e da ogni punto di vista.

Lo si potrebbe chiedere ai nostri antenati dell’età della pietra, che hanno dovuto trovare il modo di generare e poi domare questa forza per renderla alleata, facendo entrare così il fuoco nel sistema di valori e significati che si è tramandato ed è mutato nei secoli a venire, trovando un posto in prima fila nel racconto di miti e leggende di ogni tempo e in ogni angolo del mondo.

Di simbologia, leggenda e tradizione è popolato ovviamente il mondo dei tattoo e il fuoco ricopre da sempre un ruolo essenziale. Quale collezionista può dire di non avere almeno qualche fiammella tatuata qui o lì? Aggiungere fiamme ad un disegno lo enfatizza, lo rende più incisivo. Ma non solo: molto spesso ne cambia il significato. E così un cuore, simbolo d’amore, si infuoca e diviene passione, o un albero, simbolo di vita, una volta in fiamme rappresenta la distruzione.

Ecco perché prendendo spunto da leggende, stili e culture diverse troviamo fuochi e fiamme tatuati in modi differenti.

Prendiamo ad esempio la fenice, essere mitologico che diventa fuoco per risorgere dalle proprie ceneri. Preso in prestito dall’oriente (ma presente anche nella cultura greca, egizia, indù, russa, persiana, araba e tibetana), è decisamente un “infuocato” classico del tatuaggio: rappresenta rinascita, cambiamento, immortalità. Lo sceglie chi ha attraversato tempi difficili ed è sopravvissuto, ma anche chi ha affrontato una metamorfosi verso un “io” migliore.  

Volendo citare un altro disegno fondamentale, è d’obbligo parlare del cuore sacro: la rappresentazione degli ex-voto, che tradotto letteralmente significa “a seguito di un voto” è propria non solo della religione cattolica. Sono cuori sanguinanti, più o meno stilizzati, spesso trafitti da una spada o una corona di spine e sempre avvolti, almeno in parte, dal fuoco come simbolo di passione, di fervore, di vita e riconoscenza. 

Dicevamo che il fuoco è passione e, oltre a quella per i tatuaggi, dentro di me brucia quella per i motori. Brucia come benzina, appunto. Ecco perché le fiamme sono così diffuse nella tradizione motoristica. Quanto piacciono a tutti noi? Sui caschi, sulle tute (ve li ricordate gli stuntmen degli spettacoli Californiani negli Anni 70?), a decorare i serbatoi delle nostre moto, le fiancate delle auto da corsa e, ovviamente, anche la pelle. Queste fiamme spesso appartengono a uno stile definito “hot rod”, bielle roventi in italiano.   

Secondo me, aggiungendo fiamme a un tatuaggio, lo si rende indiscutibilmente più figo. È quasi un teorema matematico. Quindi perché non tatuarsi anche solo la fiamma? A colori, in black&white. O magari solida e nera come un tribale, ispirata proprio alla tradizione hot rod oppure ai tatuaggi “americana”. Ma anche, perché no, all’oriente lontano o al subcontinente indiano. Sarà una bella e significativa decorazione che ha a che fare con la forza, con la vita. Perché il fuoco brucia e distrugge, ma scalda anche, illumina e splende.