C’è chi non lo ha mai visto e così, solo sulla carta, lo odia. E poi c’è chi ci ha avuto a che fare e proprio per questo motivo non ne può più fare a meno. A prescindere dalla sede in cui si svolge, che varia di volta in volta da location post atomiche ad arene di ghiaccio, fino agli sterrati della Sardegna, lo Swank Rally resta uno degli eventi con la ricetta più azzeccata e semplice del globo. E proprio per questo funziona. Eccome se funziona.
Ad ogni edizione lo Swank, nato per far mostrare la coda ai pavoni più belli delle cricche motoristiche, riesce a coinvolgere un pubblico sempre più ampio, continuando però a stupire gli aficionados. Gli ingredienti della ricetta di cui sopra sono genuini e di alta qualità: moto ante-2000, piloti che per l’occasione tirano fuori dagli armadi il meglio del loro guardaroba da Vintage Enduro, più un manipolo di coraggiosi che con le “inadeguate” (ovvero moto attuali, ma spesso del tutto inadatte all’offroad da monocilindrica) riescono addirittura a segnare tempi memorabili. Perché ok la moto giusta, ma il polso resta sempre l’ingrediente più importante. Al pari della goliardia, of course.
L’ultimo capitolo di questa saga epica fatta di polvere e vanità si è tenuto eccezionalmente in occasione di Motor Bike Expo a Verona, la fiera che ha animato la città di Romeo e Giulietta nell’ultimo weekend di gennaio. Avete presente l’area del piazzale fieristico? Ecco, quegli adorabili pazzi di Deus Ex Machina hanno pensato bene di scaricarci svariati camion di terra, qualche tronco qua e là e una manciata di sassi che non fanno mai male. A meno che uno non ci cada sopra ovviamente.
È una di quelle mattine in cui hai solo voglia di sovrapporre 500 strati di abbigliamento tecnico perché il freddo ti entra nelle ossa ancora prima di uscire dal piumone. Forse è anche per questo che apprezziamo così tanto quando il nostro Matteo Manenti, che correrà lo Swank per Wheelz, arriva nell’arena di gara vestito solo del suo completo Brema. Così giusto e stiloso da risultare avanti anni luce. Lui e gli altri piloti hanno di fronte una giornata intera per sgomitare, mettersi alla prova, rubarsi a vicenda il miglior tempo e accendere la moto al primo colpo di pedivella. O al secondo, dai.
La formula di questo Swank è diversa dalle altre edizioni one day. Si inizia qui, all’interno della fiera, con due giri al cardiopalma a testa nel pistino outdoor. Quello che non cambia è la modalità per prendere i tempi. Da gentlemen indipendenti, ognuno segna il proprio a tabellone, con una certa dose di fierezza o autoironia a seconda del risultato.
Ma chi c’è a questo Swank?
Spolier. Visto che magari non avete tempo per leggere fino in fondo, vi sveliamo già che a fine giornata il podio sarà così composto: il nostro Matte conquista il bronzo. Davanti a lui Carlo Pettinato e, sul gradino più alto, quella leggenda di Fontana (sì, quel Fontana lì. Marco Aurelio. Che nel parco chiuso viene definito da tutti “il fantino”. Alla prima occasione gli chiederemo il perché).
Il tutto per dirvi che nel plotone erano presenti parecchi nomi noti, come Joan Pedrero (ve lo ricordate vero?), Luca Marcotulli e Alex Salvini.

Ma poi come va avanti?
Una volta che le moto sono calde e il ghiaccio si è rotto, si parte per il forte austriaco di Pastrengo. Un posto che, se non lo avete mai visto, merita decisamente una sosta.
Qui il Team di Deus ha preparato per i piloti una prova di regolarità di 3 chilometri in mezzo a un bosco ai piedi della fortificazione, da percorrere in 6 minuti. Non un secondo di più, non uno di meno. Funziona come alla 1000 Miglia insomma, non come la vecchia regolarità enduristica.
I più precisi con la gestione del tempo, in questa formula qui vanno a nozze. Gli smanettoni, invece, hanno fretta di mettere le gambe sotto il tavolo. Diciamo che il nostro Manenti fa decisamente parte della seconda categoria: buon Wheelerz non mente…
Lo Swank, checché se ne dica, resta una roba da coraggiosi. Perché è proprio dopo il pranzo, quando vorresti solo fare divaning estremo, che parte l’ultima sfida, quella determinante. E con il sole che sta calando, i piloti rientrano al pistino MBE per darsele di santa ragione negli ultimi due giri previsti, che segneranno il verdetto finale della classifica. E questa parte della storia la sapete già.
Ok, può anche essere che lo Swank sia una di quelle cose dichiaratamente da fighi. Però vorremmo vedervi con quelle che nel 90% dei casi sono dei catorci rubati dal box dello zio a smanettare come se foste su un kappino appena uscito dal concessionario. Senza pedivella, oltretutto. E comunque ve lo garantiamo, le facce del nutritissimo pubblico presente parlavano chiaro: al terzo salto sulle whoops erano tutti incantati come bambini davanti alla vetrina di una cioccolateria. E noi anche…