Se chiudete gli occhi e pensate ad un appassionato Alfa Romeo di quelli veraci, sono probabilmente due le possibili immagini che vi può restituire il cervello: un arzillo ex-giovane, magari corridore durante la golden age del motorismo o collezionista con i capelli bianchi, oppure un giovane di oggi che viene dal mondo del tuning, di quelli che fanno i bang nei parcheggi dei centri commerciali a tarda sera con le Giulietta e le Mito dei giorni nostri e si perdono nel dissing tra appassionati per abbattere il muro dei millemila follower. Al più, se proprio l’immaginazione vi aiuta, c’è il classico tedescone alto, biondo e baffuto, che delle auto di Arese si è innamorato grazie al DTM o al vicino di casa emigrato con l’Alfetta. Ma c’è anche l’opzione fuori dal sistema: Ihab. Un owner che in poco tempo è emerso dalla sabbia degli Emirati Arabi Uniti ed è assurto tra gli alfisti che contano.

Ihab e la sua 2000 GTV ai margini del deserto

VISITA IL PROFILO INSTAGRAM

Ihab, il primo Alfista del Medio Oriente. Gli stereotipi di questa storia finiscono all’introduzione che avete appena letto. Già, perché quando incontri per la prima volta Ihab hai bisogno di qualcosa di più di un’occhiata per indovinare la terra che lui chiama casa. L’abito sartoriale, la penna-gioiello Montegrappa, i modi affabili da gentleman e il portachiavi col Biscione di Arese lo collocano nel Belpaese; tuttavia, l’italiano eccellente ma non madrelingua ti costringe ad andare oltre alla prima impressione e a chiederlo banalmente a lui. E così scopri che il nostro è sì un hooligan delle Alfa Romeo, ma in quel di Dubai. Una storia d’amore, quella con il marchio lombardo di casa Stellantis, iniziata durante le tante frequentazioni dell’Italia per lavoro. Non particolarmente epica all’inizio, per la verità: non è infatti una Montreal da connoisseur o una bella 1900 del dopoguerra a trovare posto nel suo garage; nel 1997 arriva una 156, forse non la più desiderata tra i modelli di Arese. La sua però è speciale, la prima consegnata in Medio Oriente. Segue una 159 Q4, quella che gli Alfisti guardano ancora in cagnesco perché invece del glorioso V6 Busso monta il 3.2 JTS fatto in Australia dalla General Motors. Ma a Ihab non interessa, in fondo è un’auto con due superpoteri: ha il logo Alfa Romeo sul trilobo, ed è rossa. C’è la passione quindi, ma vissuta ancora col profilo basso. Bisogna infatti aspettare il 2016 per l’ingresso della testa di serie del garage: una 2000 GTV Bertone, quella degli Anni 70. Rossa anche lei, ma bisognosa di un po’ d’amore. 3 anni di lavoro, a dirla con Leopardi “matto e disperatissimo”: un’Alfa della serie 105 merita il meglio e trovare ricambi e professionisti giusti negli Emirati si rivela più complicato del previsto. Nulla di impossibile: con un pizzico di fatica (solo la lattoneria porta via 18 mesi) la Bertone torna al suo antico splendore e inizia a scorrazzare per le strade di Dubai.

Ihab, il primo Alfista del Medio Oriente

Famoso tra i Biscioni, e non solo. Pedal-to-the-metal finalmente, un’auto del genere non è nata per rimanere in garage o fare la trailer queen. Ihab batte tutte le strade panoramiche nei dintorni di Dubai e Abu Dhabi, posta foto e stana gli altri Alfisti della regione. Una quarantina di persone, con due o tre auto a testa. Un dream team che si lancia in avventure come il Concorso Italiano UAE o la versione locale della 1000 Miglia Experience. Puoi trovare Ihab parcheggiato accanto alla Countach UFO di Simon Kidston, in prima fila al lancio VIP della Tonale con il CEO Imparato oppure nel suo habitat naturale: al volante. Magari in una gara di regolarità, con i suoi bei guanti traforati a mezze dita da gentleman driver

Hooligan del Biscione, ha avuto la prima 156 del Middle East e oggi ha una 2000 GTV, una Spider Coda Tronca e una 159 Q4

Le voci corrono però, gli hashtag pure. Succede quindi che Ihab inizia ad essere conosciuto in tutta Europa e viene invitato anche dagli Alfisti di peso di casa nostra. Lo puoi vedere sorridente nelle foto e nelle stories del collettivo dei Biscioni Torino – una delle community di Alfa classiche più vibranti del momento –, in visita all’Alfa Romeo Theater del collezionista-visir Ruggero Pulga o in estasi davanti alla 6C 1750 Aprile nell’hangar della Collezione Lopresto. Quando è in Italia gli appassionati se lo litigano per averlo a cena o per un raduno, e lui cerca sempre di accontentare tutti. Compreso il fratello, che vive ad Ancona.

Ihab partecipa ai principali eventi di auto d’epoca, come la 1000 Miglia Experience UAE

Protagonista della scena – molto croccante – delle auto d’epoca in Medio Oriente. E oltre alla sabbia, il vento del deserto si porta via un altro stereotipo, quello sulla poca qualità della comunità di car guys nel Medio Oriente e soprattutto in UAE, di cui Ihab è un protagonista. Le parate di hypercar – comprese quelle della polizia di Dubai – che troviamo puntualmente nei nostri feed social non sono che una timida punta dell’iceberg del mondo dei motori negli Emirati e negli altri Paesi del Golfo. Ci sono anche le corse di fuoristrada nel deserto, con i Patrol e i Land Cruiser V8 pompati al massimo, ma soprattutto tanti gruppi di collezionisti di auto d’epoca o esotiche, i cui membri fanno shopping in Europa e negli Stati Uniti portando a casa pezzi rari o comunque pregiati. Al semaforo a Dubai o Abu Dhabi puoi trovare la Giulia GT Bertone di Ihab, ma anche Jaguar E-Type, Shelby Cobra (quella vera, non le repliche), Ferrari Daytona o Jeep Wagoneer di prima generazione, magari in sfilata accanto ad una inarrivabile Mercedes CLK GTR o a una delle 300 Delta Futurista di Automobili Amos. Un mix di vecchie glorie, bestioni esagerati da dune e fulmini track-ready in edizione limitata, tutti inaspettatamente a loro agio tanto davanti all’isola artificiale di Palm Jumeirah quanto sulle strade sabbiose del deserto di Rub al-Khali. Chi si somiglia si piglia, e spesso dà vita a community molto affiatate come quelle create da Ihab: il Classic Alfa Group in UAE (ovviamente!) e Classic Dine-Around, che mette insieme fine dining e auto d’epoca. Iniziative che si contraddistinguono per la qualità delle auto e soprattutto l’approccio easy dei proprietari. Ci si trova per il piacere di guidare e per il fascino del mezzo meccanico per sé, sono pochi i poser a caccia di like.

Un chiodo fisso, senza tirarsela. Ed è proprio quest’ultimo aspetto che colpisce, anche di Ihab. Il nostro è il prototipo dell’appassionato mono-marchio perfetto. Ha solo le Alfa in testa, ma non ha mai una parola fuori posto per gli altri brand, è tanto curioso quanto affabile e soprattutto fa cose decisamente fighe ma non lo fa pesare, non cerca la consacrazione a tutti i costi. Gli manca solo la cittadinanza onoraria di Arese, ma conoscendolo inizierà a lavorarci in questi giorni dopo aver ultimato il restauro della Spider Coda Tronca del ’71 recuperata in Libano sei mesi fa.