“Com’è strano il sapore che non riesco a sentire. Male di miele, male di miele, male di miele, male di miele. Ti do le stesse possibilità di neve al centro dell’inferno, ti va?”. Quanto mai potrà far freddo al centro dell’inferno, cari Afterhours? Anche Manuel Agnelli lo sapeva: il ghiaccio del rock’n’roll è differente. È quello che ti congela anche ai tropici, quello che ti paralizza per raddoppiare il piacere poco dopo, farti sciogliere come un cubetto di ghiaccio nel Jack Daniel’s (che no, dannato barista che ti conosce da vent’anni e non impara mai, io lo volevo liscio e scuro come il petrolio).


Alla prima neve che vedo cadere non penso certo ai placidi fiocchi che canta Sinatra. Penso invece ad un Nick Cave con tutti i Bad Seeds al seguito, che ballano sulle note di Fifteen Feet Of Pure White Snow, gran bel pezzo e gran bell’album (quale non lo è?) del 2001, No More Shall We Part. Nel video la band suona dal vivo in un ex edificio del Comitato Centrale del Partito Comunista del Kazakistan, con persone che ballano, alcuni dei quali sono musicisti famosi come Jarvis Cocker dei Pulp, Jason Donovan, Noah Taylor e molti altri. Ecco, io sono Jarvis che balla in quel video e che se ne frega del freddo cane che congela tutto, tutto intorno. Guardo la mia giacca in pelle e so che basterà quella.

Il freddo del ghiaccio ha una potenza dirompente. Quello dell’attacco ignorante e al fulmicotone di Everybody Ready?! dei Backyard Babies, svedesi che di freddo dovrebbero pur saperne qualcosa. La musica del freddo è il ritornello di Ozone dei Motorpsycho, che sempre da lassù arrivano con le loro chitarre elettriche sferraglianti.
Con il ghiaccio penso anche al doppio pedale di Lars, Ulrich ovviamente. La batteria più veloce della Danimarca (da dove arriva e da dove era partita la sua carriera da tennista prima che arrivassero i Metallica, ma questa è un’altra storia).

Il freddo e il ghiaccio, quello che ti entra nelle ossa e nelle orecchie al tempo stesso è, però, sopra ogni cosa. Quello in cui ti portavano i Cure di Roberth Smith e soci con Picture Of You, quando ancora li ascoltavi perché non avevi il terrore di restarci imprigionato, in quel ghiaccio. Il video di quel brano è stato girato a Ballachulish, in Scozia, con Tim Pope dietro la macchina da presa e durante la cosiddetta “settimana della grande neve” del febbraio 1990. In quell’occasione Smith disse di non aver mai sentito così tanto freddo in vita sua. Ancora non sapeva che quel ghiaccio sarebbe durato così a lungo.

“Remembering you running soft through the night. You were bigger and brighter and wider than snow”. Caro Robert, ancora non ti ho perdonato e probabilmente non lo farò mai. Metto un pezzo a caso dei Motorhead e torno a scaldarmi.