Una storia di condivisione e gelosia…

La mezzanotte è passata già da qualche minuto e il tam tam dei messaggi whats up inizia a diventare fastidioso, mentre si finisce l’ennesima birra davanti ad una serranda abbassata. Il ritrovo è fissato per domani all’alba in una location approssimativa della quale non c’è nessun riferimento preciso. “Non portate altri o ci fottono lo spot”. Le chat si scaldano. I messaggi girano veloci e chi si sente escluso organizza nuove chat dove insulti e minacce diventano virali. In questo ambiente essere esclusi dal gruppo è una condanna, non sei accettato perché non sei all’altezza. Carico di frustrazione e rabbia vuoi lanciare la tavola da un ponte. La fratellanza e la condivisione che sono cardini della cultura di questo sport vanno a farsi fottere, per accaparrarsi il diritto di girare in luogo che potrebbe avere le ore contate.

L’ultimo messaggio prima di svenire nel letto dice: “Lo spot non deve essere bruciato, non vogliamo avere scazzi con i locals”. 

Dalle 4 persone che si doveva essere, ci si ritrova in 12 davanti ad una moka di caffè che ribolle per darci una sveglia. Si alzano le voci per mettere le cose in chiaro e per stabilire delle regole non scritte per poter stare qui. In lontananza si sente il suono delle ruote di altri due che si sono autoinvitati. Fanculo, andiamo a skeitare che è tardi, poi sistemeremo le cose…

 Alle 8 del mattino dobbiamo già andarcene, è troppo rischioso, troppe auto e troppi ciclisti tra le palle. C’è chi torna a dormire e chi va alla ricerca di nuovi spot nei dintorni. Ci si vede poi nel pomeriggio al solito posto.

Ogni spot lo si fa proprio e va custodito. Un localismo che richiama quello della cultura surf con il messaggio: “ONLY LOCAL” scritto su tutti i muri di accesso al mare. Se non sai leggere potrebbero partire minacce, risse, gomme bucate o pietre lanciate in acqua contro gli intrusi. Solo guadagnandoti il rispetto potrai avere libero accesso.

“NON DOBBIAMO FARCI BRUCIARE LO SPOT” è il motto ricorrente sulla tavola a ruote.  Ogni spot è prezioso e la gelosia di condividerlo con poche persone arriva dall’esigenza di salvaguardare il proprio spazio, conquistato dopo anni di esplorazione e ricerche tra periferie o strade di montagna. Non si devono fare casini per tenere buoni gli abitanti del posto e soprattutto per non richiamare l’attenzione delle autorità.

Tutto sommato stiamo parlando di uno sport illegale (se non praticato in spazi adibiti), che nasce dalla cultura di strada che è di per sé contro le regole. L’utilizzo dello skateboard e del longboard non è autorizzato su piazze, marciapiedi, piste ciclabili e ancora di più su strada aperta.

Prendersi cura del proprio spot è un atto d’amore che va ben oltre la paraculaggine di tenersi buoni gli abitanti del posto. Un regolamento non scritto sul comportamento da tenere e sulle skills che devi avere.

  • Lo spot deve essere tenuto pulito per poterci skeitare in sicurezza. Lo spot va tenuto pulito perché è giusto tenere pulito. Lo spot va tenuto pulito così gli abitanti del luogo non possono dire che sporchiamo.
  • Lo spot non deve essere affollato per avere più tempo di skeitare e per non creare disagi agli abitanti locali. Allo spot ci viene a girare solo chi diciamo noi. Se ci vuoi venire facci sapere e ti faremo sapere.
  • Lo spot va migliorato per poterci skeitare meglio, aggiustando strutture o tappando buchi con il cemento. Gli abitanti locali saranno contenti dei lavori di ristrutturazione gratis.
  • Allo spot bisogna essere gentili per continuare a skeitare. La linea di confine è sottile… il vecchio della casa a fianco alla quarta volta che ci vede chiama la polizia oppure viene a farsi un bianco tra di noi perché siamo dei bravi ragazzi.

Salviamo il nostro spot per iniziare a salvare il mondo…

l’Italia pullula di posti splendidi per la pratica dello skateboarding, spot nascosti tra anfratti di piazze metafisiche o strade che collegano frazioni di paesi sperduti. Luoghi popolati da crew che spesso non lasciano nessuna traccia neanche sui social per non attirare l’attenzione. Questo aspetto quasi sconosciuto e poco legale dello skateboarding è meglio tenerlo in sordina.

Nonostante il fastidio che può dare ai vecchi abitanti, l’Italia regala perle all’avanguardia per la PRATICA LEGALE di skateboard e longboard. Zone franche dove il fanatismo per la salvaguardia dello spot assume un altro valore.

Skatepark, spot storici o di nuova generazione sparsi per lo stivale danno ampio spazio allo skateboarding facendo spostare crew e rinforzando fratellanze. Giusto qualche esempio da ricercare per la storia e la bellezza dei posti:

Spot storici: Milano, Stazione Centrale e Parco Lambro. Roma, Cinecittà e Bunker. Torino, Parco Dora. Seregno, Plaza Skatepark. Frosinone, Piazza del Polivalente. Bologna, Silver Skatepark. Potenza, Ponte Musmeci.

New: Wave Skatepark Palazzolo sull’ Oglio. Skatepark Comacchio. Skatepark di Massa. Skatepark di L’Acquila costruito dopo il terremoto del 2009.

E udite udite, dal 2017 l’Italia vanta il primo ed unico spot legale per la pratica del Longboard Downhill. #ConsonnoDHspot:, 1,3 km di strada tra le colline di una città abbandonata dagli anni 70. Consonno, nei pressi di Lecco, è teatro dell’evento longboard e skate più atteso dell’anno: il GHOST TOWN FREERIDE. 

Se volete chiedercelo non ve li daremo. Mai dare i nomi e luoghi degli spot NON-ufficiali

Qualcosa si muove e sta dando forme e spazi concreti per lo skateboarding ma qualcosa non cambierà mai: Skeitare dove non si può per molti è un ossessione che alimenta l’adrenalina.

Il prossimo weekend un nuovo gruppo formatosi da “quelli esclusi” si troverà in un nuovo spot, e qualcuno verrà lasciato fuori…

Tutte le info riguardo lo spot e gli eventi le trovate sul sito sbandabrianza.com, dove è presente anche una sezione per iscriversi ai corsi di downhill skateboard… una rivoluzione.

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