C’è sempre un certo fascino nel “mordi e fuggi”, nelle improvvisate dell’ultimo secondo, nelle avventure non pianificate. Mordi, fuggi. Ecco, nel nostro caso abbiamo invertito i fattori. Perché prima siamo fuggite dalla città, e poi abbiamo morso. Ed era una deliziosa piadina…

Da Milano a Riccione ci godiamo quello stato di grazia che chi macina asfalto su due ruote conosce bene: le “cose” da autostrada, la luce perfetta, il respiro lento e i pensieri veloci, il giusto calore addosso. Le 660, la Tiger Sport in particolar modo, sono animali da viaggio, divertenti persino sul dritto. E vere cacciatrici di sguardi. Queste due insieme attirano l’attenzione di tutti… La verità, però, è che Gilda e io abbiamo voglia di arrivare. Non per i chilometri lasciati alle spalle, ma per un’onesta, potente e quasi epica voglia di tipica piadina romagnola.

Casello, rotonde, lungomare. Siamo fuggite ed è finalmente il momento del morso.

Avere a disposizione un’amica, due moto e 48 ore di tempo è davvero una grande fortuna. Perché dalla combo di questi tre elementi, solitamente, nasce un’avventura indimenticabile anche senza volerlo. È venerdì sera e parcheggiate sotto casa ci sono due Triumph: quella gazzella con le ruote che è la Trident e una Tiger Sport completa di valigie da viaggio. Entrambe 660cc. Una gazzella e una tigre hanno vari elementi in comune: sono selvatiche, potenti, veloci, scattanti. E hanno tendenzialmente sempre FAME. Di chilometri da percorrere, nel caso specifico. A Gilda e a me basta un’occhiata, quel mezzo sorriso che ormai conosciamo bene e in tre, due, uno scatta la molla: costume, giubbotto e stivali compongono un Tetris perfetto nelle nostre teste (e anche nel set di valigie della Tiger dove l’essenziale per entrambe sta alla perfezione). Si parte per il mare!

Turisticamente parlando, il mordi e fuggi non è nelle mie corde. Dei luoghi amo il sottotesto, non la prima impressione. Mi piace assaporarli, viverli con calma, perdere tempo con il naso all’insù e lo sguardo che passa più e più volte sullo stesso panorama, trovando ogni volta un dettaglio diverso. Ecco perché la meta che scegliamo non è un inedito (che meriterebbe ben più delle 48 ore a nostra disposizione), ma un evergreen come la Romagna. Vista mille volte e sempre nuova, divertente e calda, old style nel DNA e all’avanguardia nell’accoglienza, è una terra che da sempre sprizza energia da ogni metro quadro in un continuo inseguirsi di sabbia, sale, storia e leggerezza.

La Trident 660 e la sottoscritta hanno voglia di atmosfera riccionese DOC, di cotonature d’altri tempi, di colore, di casino in Viale Ceccarini e di boutique al sapore di cocco. La Tiger e Gilda, invece, votano collina, curve e castelli da esplorare. Ed è qui che le nostre strade si dividono, ma solo per qualche ora… 

Se la costa romagnola è cosa nota ai più, il suo entroterra collinare è meno familiare, almeno per i turisti del weekend. Eppure… Eppure come spesso succede, è dietro gli angoli nascosti che si trovano spesso le sorprese gradite.

L’itinerario più interessante per una mezza giornata libera parte alle spalle di Rimini e si snoda sulla sp 258 verso la Fortezza di San Leo, toccando la Rocca Malatestiana nei pressi di Verrucchio e il Castello Due Torri di Poggio Torriana, uno dei punti panoramici più belli della zona, che merita la piccola deviazione. Si sfiora poi la Repubblica di San Marino, fino a Pietracuta con il suo castello. Qui si abbandona la statale per salire verso la Rocca lungo la sp 22. La vista toglie il fiato: da qui si domina tutta la Valmarecchia, che si estende fino al mare. Castello, prigione, fortezza, San Leo ha ospitato Dante, che la cita nella Divina Commedia e San Francesco d’Assisi e protegge la vallata dall’alto del suo imponente sperone di roccia. La sua storia oscilla nei secoli tra sacro e profano. 

Tra le sue mura fu imprigionato e finì i suoi giorni Giuseppe Balsamo, il Conte di Cagliostro, alchimista e mago, popolare presso le corti europee per le guarigioni e i fenomeni paranormali che, pare, avvenissero con una certa frequenza in sua presenza…

Abbandonato San Leo il consiglio è puntare su Guaita – Prima Torre la più antica delle tre rocche che guardano le spalle alla Città di San Marino, toccare il Castello di Serravalle e rientrare verso Riccione in tempo per l’aperitivo. Non c’è itinerario migliore da percorrere con una sport-tourer agile e leggera, che divora le curve con grinta e nonchalance, per approdare sulla riviera e godersi uno spritz in compagnia. 

Tanto, domani si riparte!

E intanto a Riccione che si fa? La Trident e io ci godiamo il profumo delle sue strade, che ha un carattere tutto suo. Sa di pini e mare, di crema solare e eau de parfum floreali. Sa di Anni 80 e di futuro a tinte neon. Confesso di avere un debole per l’aria pop di questo pezzo di Romagna che ogni anno sa rinnovare le sue architetture d’antan in un’operazione infinita di restyling, portata avanti con entusiasmo infinito a colpi di creatività. In sella alla Trident, così compatta e ipermaneggevole come solo una naked ben concepita sa essere, si affronta agilmente anche il lungomare più affolato e il gusto sta proprio nell’andare con lei a infilarsi dove le “grandi” non arrivano.

E poi nella sua livrea white è realmente bellissima… I giovani local l’hanno definita la “ragazza immagine” delle due ruote. Dal Playa Boho di Marano, secret spot dei kitesurfer, fino al Caffè del Porto a Riccione, si costeggia il mare in un microviaggio tra mega-scivoli, stabilimenti balneari con piscina e Spa sulla spiaggia, musica a tutto volume, ristorantini di pesce e bazaar che vendono qualunque oggetto summer oriented. Il trionfo dei gonfiabili glitterati a forma di unicorno è qui. L’aperitivo, però, si fa in centro, preferibilmente al Balena di Viale Ceccarini, perché da lì, prima o poi, passano tutti.

Gilda rientra alla base giusto in tempo per una cena di pesce. E se sei in moto, a Riccione, the place to be è la Siesta in via Torino. La ragione si chiama Rimorchio. Sì, so che cadere nel doppio senso è facile, ma non mi riferisco a QUEL rimorchio. Vai alla Siesta, ordina questo “piatto” (che piatto non è) e capirai perché ne stiamo parlando. Facciamo giusto un salto al Mint – Hookah Lounge per un cocktail + narghilé post-abbuffata e sogni d’oro a todos!

Prima di rientrare a Milano ci sono altre due tappe in zona che meritano una visita, seppur volante: Santarcangelo di Romagna e Mutonia. È la mia occasione per portare la Trident a divertirsi e destreggiarsi tra le sinuose curve dell’entroterra romagnolo, dove si sente perfettamente a proprio agio, tanto quanto sulla passerella di Viale Ceccarini.

Santarcangelo è un antico borgo medievale a una decina di minuti da Rimini, direzione nord. I palazzi nobiliari, gli stretti vicoli e le scalinate sono dominate dalla Torre del Campanone, visibile da chilometri di distanza. Non tutti sanno che Santarcangelo ha una sua storia “sotterranea”. Il Monte Giove sul quale il borgo è adagiato, infatti, è percorso da un fitto reticolo di grotte tufacee, utilizzate come cantine, ma anche, lo narra la leggenda, come luoghi di culto.

A Santarcangelo l’appuntamento fisso con la tavola è a La Sangiovesa, l’osteria più tipica del paese, votata ai “sapori culturali”: al suo interno sono esposti una serie di memorabilia che invitano a scoprire la vita di Tonino Guerra, poeta e sceneggiatore di fama internazionale, nativo del borgo. Da queste parti, il passo dal medioevo a Mad Max è breve… A pochi chilometri dal centro di Santarcangelo, in via Calatoio Ponte, c’è Mutonia, il villaggio della Mutoid Waste Company, un gruppo di scultori e artisti fondato da Joe Rush e Robin Cooke a Londra.

Qui, presso una vecchia cava lungo il fiume Marecchia, hanno dato vita in pianta stabile a una vera e propria performance artistica steam-punk a cielo aperto e in continua trasformazione. Attenzione, Mutonia è un villaggio a tutti gli effetti, attivo e abitato, non certo un luna-park. Entrate rispettosamente 😉

Dobbiamo rinunciare nostro malgrado alla terza tappa che avevamo in mente per la giornata, il Museo del Sale alle Saline di Cervia, luogo incredibilmente affascinante soprattutto al tramonto, quando le vasche si tingono di rosa regalando ai dintorni un’atmosfera da sogno. Sogno interrotto, hainoi, dal meteo. La pioggia monsonica che ci coglie all’improvviso anticipa il nostro rientro autostradale. Arriviamo a Milano come pulcini bagnati, ma col sorriso sulle labbra. Le nostre 660 non potevano chiedere che un weekend veloce e leggero come questo per aprire la stagione.

Style Guide

Questo mese lo stile va veloce: tra tessuti innovativi e trattamenti ultratecnici che rendono ogni pezzo irripetibile. E pezzi ultraclassici, ma customizzabili all’infinito, per reinventare presente e futuro.

SCOPRI LA STYLE GUIDE