VETRI ABBASSATI IN GALLERIA E MODALITÀ SPORT SEMPRE SU ON, DA MILANO A SESTRIERE. NON AVREI PENSATO AD ALTRO SE NON FOSSE STATO PER LEI: I DETTAGLI, SÌ; I MATERIALI E LE FINITURE INAPPUNTABILI, CERTO; GLI ACCOSTAMENTI CROMATICI, E COME NO.  È VERO, LA JCW CABRIO ALL’OCCORRENZA SA ANCHE ESSERE “TRANQUILLA”, UNA PASSISTA ESCLUSIVA. LOOK E PRESTAZIONI PERÒ FANNO PRUDERE LE MANI E NON È SEMPLICE RESISTERLE.

Prima di cominciare a raccontarvi la mia “MINI Experience” faccio una premessa dicendo che, per quanto mi riguarda nella maggior parte dei casi le automobili non mi trasmettono chissà quali sensazioni, e questo vale sia da un punto di vista stilistico che sotto il profilo delle performance: considero infatti le auto moderne scarsamente intriganti e un po’ povere di appeal, pensate per svolgere al meglio il compito di commuter, sempre più tecnologiche, sicure e sofisticate ma raramente emozionali, anche quando in gioco ci sono cavalli in grande quantità. Va detto però che il mio punto di vista è in qualche modo “annebbiato” perché il culto per le due ruote – e di conseguenza i fattori legati ad esso come lo stile e il piacere di guida – sposta verso l’alto, e di molto, le mie personalissime aspettative. Banalizzo, certo, perché le eccezioni ci sono eccome, e non per forza si tratta di vetture super esclusive. Diciamo solo che nel mondo che vorrei, e stiamo sempre parlando di auto, trovo azzeccata la connessione che corre tra l’heritage e le nuove tecnologie, che poi è lo specchio che riflette in parte il pensiero editoriale di tutto ciò che vi raccontiamo su Wheelz Magazine.

Ecco, alle voci ‘stile’ e ‘funzione’, io stesso aggiungerei sempre un bel po’ di spezie piccanti, o quanto meno di tonalità caratteristiche che possano far emergere tutte quelle percezioni legate al piacere di guida di un’auto. E a proposito di “tonalità”, a questa MINI non mancano di certo, a cominciare dal timbro arrogante emesso dal doppio terminale di scarico, un sound che coinvolge i sensi senza disturbare al punto che viene del tutto istintivo ridurre il volume dell’ottimo impianto audio per goderne appieno. L’approccio con la John Cooper Works Cabrio è un richiamo a “quel mondo che vorrei”: è una MINI, un classico reinterpretato (bene) in chiave moderna; la riconosceresti in mezzo ad altre mille. 

Sulla capotte in tessuto e sulle lenti delle luci posteriori campeggia la Union Jack; gli interni sono curatissimi, sportivi ma accoglienti al tempo stesso: una volta a bordo si notano i materiali utilizzati come la pelle che presenta le cuciture a contrasto; di qualità elevata le plastiche, i dettagli; stilosi gli abbinamenti cromatici. Insomma, sportiva sì ma lussureggiante e ricca di funzionalità con le quali smanettare; sono tutte racchiuse nel monitor centrale il quale rappresenta, come da tradizione, l’ennesimo richiamo allo stile Anni ’60.

Bene, le successive considerazioni estetiche le lascio approfondire a colei con la quale ho condiviso questa “fuga dalla città”, anche perché dopo essere riuscito a conquistare il mio posto sul “trono”, ossia dietro al volante (e non è stato affatto semplice, credetemi), ho avuto come la percezione di sentire una vocina, un sussurro dall’accento british che mi suggeriva di interpretare in salsa racing la tratta Milano-Sestriere. Beh, a chiunque sia appartenuta quella voce (anche se un sospetto ce l’ho), per ovvi motivi non le ho potuto dare ascolto. O almeno in parte, perché alla suggestione generata dall’insieme motore, assetto, freni e cambio è difficile resistere: il 1998cc da 231 cv, evoluzione massima tra le Cooper, più che accelerare “spara”; l’erogazione è lineare ma rabbiosa al tempo stesso e con l’elettronica in modalità sport il carattere si estremizza ulteriormente; nella stessa modalità, anche l’assetto strizza l’occhio alla guida sportiva, al punto che ci si ritrova a zigzagare tra le curve che salgono fino a Sestriere con gli occhi a fessura e con un bel sorriso stampato sul viso.

Bene con il cambio su Drive, ma su percorsi del genere è molto meglio quando si utilizza in manuale perché le cambiate sono rapidissime sia in up sia in down. 

In quest’ultimo caso, si possono anticipare velocemente le scalate, un’operazione che viene suggellata da una serie di gustosissime tonalità emesse dallo scarico. Rapida in inserimento, altrettanto veloce nei cambi di direzione, la John Cooper Works è pressoché chirurgica in percorrenza di curva. E nel misto stretto, quando il piede destro affonda più del necessario, ci pensa l’elettronica a smorzare una leggera tendenza al sottosterzo.

Eh sì, questa MINI non si risparmia nemmeno in quanto a “spezie piccanti” ma per contro sa anche essere un’ottima passista: lo abbiamo verificato in alta quota, con la capotte abbassata e con la modalità sport disattivata che conferisce alle sospensioni un buon livello di comfort. Lo abbiamo appurato anche in autostrada, dove il cambio a 8 rapporti riduce notevolmente il numero di giri a favore dei consumi e di una guida maggiormente rilassata.

Photo Credits

Mattia Negrini

Abbigliamento

Giacca corta antivento in tessuto tecnico con inserti in piumino by Canada Goose.

Scarpe sneakers in pelle e tessuto Premiata.