Racconti di amori e passioni…

Da un lato l’energia del moto ondoso, dall’altro lato l’arroganza del cemento. Siamo seduti al centro, su una stuoia pungente in cerca di ombra. Uno spazio di transizione che divide quello che chiamano civiltà da quello che definiscono natura. Un lembo di sabbia lungo chilometri, in balia della forza degli elementi, che prende o lascia andare se stesso al mare. Un lembo di sabbia che viene troppo spesso violentato dalla civiltà da un lato, e dall’ altro dal mare che gli sputa sopra lo scarto lasciato dalla civiltà stessa. Le maree con una danza sensuale muovono e disegnano la spiaggia. Un’energia che si accumula da secoli e secoli e che attrae come una calamita.

Una sabbia che per millenni ha creato storie d’amore tra adolescenti che escono dalla città in cerca del mare, per sentirsi liberi. I tramonti, le stelle, le onde. Una sabbia che ti lascia lì solo, ad ammirare le onde e ponderare pensieri immensi. La pazienza e la speranza diventano libertà ed il punto di contatto con il proprio io interiore. La mareggiata sta salendo, ma non sai se le onde saranno perfette.

Nello schiumare in lontananza si sentono i rumori del clacson ed il frastuono delle moto. Si torna in se stessi. Lo sguardo trova sul molo un gruppo di skater. Evidentemente non gli interessa niente dei moti ondosi.

L’unico scopo è portare a casa il kickflip dal marciapiede e grindare la panchina. Sul cemento rimangono segni con i colori della tavola, insieme a qualche scheggia di legno. Quella fastidiosa cera insozza i vestiti di nonni e bambini che mangiano il gelato sulla panchina. I ragazzi si spostano in gruppo e spariscono con urla e schiamazzi nelle vie del centro.

Il rumore dell’ollie riecheggia nella testa connettendoci mentalmente alla città. Linee immaginarie si disegnano nella mente. Sembra di udire il rumore dei cuscinetti delle ruote. La sensazione di velocità. La sensazione di trattenere il fiato. L’adrenalina.

Camioncini dallo stile hippie fanno la comparsa sui marciapiedi. Personaggi vestiti di nero si aggirano sulla banchina. Urlano i gabbiani e lo sguardo va al mare. Conficcate nella sabbia compaiono numerose tavole da surf. La mareggiata prende piede e le onde cambiano colore. Tutto diventa frenetico. 

Sguardi severi e concentrati si incrociano. Strani movimenti circolatori di braccia e gambe sembrano danze esotiche. L’acqua è fredda. I gabbiani sono in attesa di rubare le schiscette lasciate sulle stuoie. 

Tavole di diverse forme e colori si incrociano tra le onde. Dopo settimane di attesa, i pochi metri disponibili sulla line up sono sovraffollati. La marea pompa. Le onde diventano veloci e scoordinate. Solo i più forti portano a casa i loro take off, per gli altri restano le schiume.

Il rumore delle onde diventa un frastuono. Il viso si distende nella sensazione di essere cullati dal sali e scendi delle onde, mentre si scruta l’orizzonte in mare seduto sulla tavola. La linea delle onde è stata conquistata con sforzo, si prende fiato e si prende la prima onda. La sensazione di planare sul mare ci rende liberi. La tavola disegna in acqua le proprio stile, che si dissolvono in pochi secondi. L’ energia del mare si diffonde nelle persone. La potenza delle onde ti fa temere la forza della natura. L’ adrenalina.

Da un lato il mare, da un lato il cemento. La frenesia inizia a farsi sentire. Dopo ore di attesa tra coppiette che limonano e panzoni che ingoiano birre calde, bisogna prendere una decisione. 

Siamo seduti su un confine, una terra di nessuno che qualcuno si vuole prendere ma non riuscirà mai a fare sua. Da un lato la natura, da un lato la civiltà. Devi prendere una tavola in mano. Bisogna prendere una decisione…

Nei prossimi mesi ci sarà una novità, su sbandabrianza.com arriveranno i corsi di surf-skate.

RESTA AGGIORNATO!