Dici spring break e pensi a ragazzi spensierati che dimenticano per qualche giorno le fatiche dello studio e si danno alla pazza gioia a qualche schiuma party nella movida di Cancun. Che sia lo spartiacque tra un semestre universitario e l’altro o un meno formale bisogno di staccare, sempre di relax e leggerezza si parla.

Ci possono essere però degli spring break che sono veramente “di rottura” e si fondano sul lavorare sodo anziché sul far baldoria, come il nuovo rinascimento di Lancia che ha preso l’abbrivio proprio in questa primavera 2023. Grazie soprattutto al lavoro di Luca Napolitano, un manager automotive che dei progetti complessi ha fatto la specialità della casa.

Quattro chiacchiere con l’uomo che, una riunione dopo l’altra, ha dato concretezza ufficiale allo slogan (di altri) #makelanciagreatagain.

Napolitano, il manager delle nuove primavere. Luca Napolitano è un uomo dell’automotive molto pragmatico. Noto e molto in vista tra gli addetti ai lavori, è abituato a stare sul palco principale evitando quando possibile il centro dell’occhio di bue. Gli piace lavorare senza far troppo rumore, raggiungendo risultati che allo stesso tempo accontentano i vertici aziendali e fanno sognare chi le auto poi le guida tutti i giorni.

Tra le tante cose fatte in oltre vent’anni anni di FIAT / FCA / Stellantis ha messo lo zampino nel lancio della 500 elettrica, ha raggiunto il record di vendite in Europa per i settant’anni di Abarth e ha ristrutturato la rete commerciale del gruppo in Spagna.

Insomma, la persona che chiami quando la partita non è così scontata, come quando gli chiesero espandere il network commerciale di Lancia in Europa. Anche quello un progetto da ricordare, se non fosse che il cambio di strategia per il marchio torinese portò allo spegnimento delle attività fuori dall’Italia dopo un quinquennio di fatiche. Un manager pacato ma risoluto che oggi è l’uomo simbolo di quello che viene definito come il nuovo rinascimento di Lancia, un piano ambizioso che prevede il rilancio in grande stile del marchio famoso per essere stato all’avanguardia sul fronte dell’innovazione (l’Ardea ad esempio fu la prima vettura con la scocca portante), dell’eleganza senza tempo (potete dire quello che volete, ma se potessi salvare una sola automobile dall’armageddon quella sarebbe l’Aurelia B20) e del motorsport (Fulvia, Stratos e Delta da sole bastano a raccontare gran parte della storia dei Rally).

Ultimamente i fan erano molto preoccupati per il futuro del brand, senza nuovi modelli e con tante nubi all’orizzonte. Certe storie sono tuttavia più forti delle earnings call degli analisti di Borsa o delle ricerche di mercato, e quella di una casa di quasi 120 anni meritava di continuare alla faccia dei gufi che si preparavano già ad aggiornare la pagina Wikipedia dei car manufacturer defunti.

La sfida di oggi: il reboot di Lancia. Ed è così che a gennaio 2021, con la grande aggregazione tra FCA e PSA e la conseguente nascita di Stellantis, la leadership del gruppone risultante convoca Napolitano e gli propone un incarico di quelli che ti possono dare molte soddisfazioni ma anche una tonnellata di grattacapi: il rilancio da CEO il marchio Lancia, a cui credono in pochi.

Luca è un manager pratico, e sa che rispondere no a quel genere di chiamata non è un’opzione. Si chiude nel suo ufficio di Torino per 9 mesi, mette insieme un team di colleghi con la passione per le sfide difficili fatto sia di veterani dell’industry che di designer venticinquenni con le idee chiare ed elabora un piano di lavoro che abbraccia Lancia a 360 gradi.

C’è da rifare la brand identity e ritornare sui mercati esteri abbandonati alla chetichella da un decennio. E poi ci sono da rifare i modelli, perché la Lancia di oggi in listino ha solo la Ypsilon, che in Italia vende molto bene, ma è sul mercato senza stravolgimenti da troppo tempo (mentre la concorrenza intorno ha corso al galoppo).

Non è un cambio di rotta, e neppure un maquillage quick-and-dirty. Si tratta proprio di un riavvio del sistema, uno spegni-e-riaccendi che deve essere totale.

Luca e i suoi ci si buttano, con un piccolo salvagente: il piano di gruppo garantisce il finanziamento degli investimenti su Lancia per i prossimi dieci anni, c’è quindi tutto il tempo per lavorare sodo e portare a compimento il progetto nella sua interezza. “C’è tutto da fare, è quella la sfida. Adesso Lancia ha finalmente un’opportunità”, dice Napolitano con nonchalance, come se si trattasse di aggiungere una nuova tinta pastello ad una gamma colori.

Una tranquillità, quella del manager classe 1969, che dovrebbero insegnare a scuola.

Un posizionamento ambizioso. Il brief della leadership di Stellantis è ciclopico, nella sua essenzialità. Il futuro di Lancia è quello di lavorare insieme agli altri marchi premium di Stellantis – principalmente Alfa Romeo e DS – ponendosi sul mercato con una propria identità specifica. Il tutto usando le stesse piattaforme e con l’elettrificazione come obiettivo finale.

Qualcuno potrebbe dire che condividere il percorso con altri marchi tolga un po’ di responsabilità e di scelte difficili, mentre all’atto pratico è proprio il contrario. Se le Alfa Romeo sono costruite intorno al guidatore-pilota e si scelgono per il feeling di guida, le DS invece si atteggiano a opulente e sofisticate.

Come si rende invece unica la Lancia del terzo millennio?

Napolitano con la sua squadra sceglie la via del progressive classic, recuperando l’essenza del DNA Lancia. Vetture costruite per il piacere di tutti gli occupanti, non soltanto di chi impugna il volante. Vetture eleganti, con uno stile che parla italiano nelle forme e nei materiali.

A caccia di un nuovo cliente. Il nuovo corso del marchio torinese riparte da un affilamento dunque del posizionamento, all’inseguimento di un cliente che gli esperti di marketing chiamano progressive cultural influencer.

Anche Luca Napolitano, che bazzica il mercato dell’auto da trent’anni, all’inizio ha avuto bisogno di qualche delucidazione in più per capire chi dovesse esattamente intercettare. Salvo poi scoprire che sempre di Lancisti si tratta, anche se 2.0.

Se negli anni di Aurelia e Appia alla guida c’era la media e alta borghesia, negli anni duemila e duemiladieci il monoprodotto Ypsilon aveva portato a virare sulla donna urbana, quella eco-chic. Domani invece gli owner Lancia saranno abitanti delle grandi città, rispettosi dell’ambiente e molto attenti ai cambiamenti del vivere moderno.

Diversi certo da chi comprava una Beta, una Prisma e da chi andava a tavoletta col Deltone, ma che troveranno qualcosa di quel family feeling dei tempi che furono. Magari il “panno Lancia” del terzo millennio, ora opera di Cassina.

Un cliente probabilmente più a suo agio al Louvre o ad un festival Jazz che non a Coachella, uno di quelli che allo spring break a Miami preferisce il disgelo a Crans-Montana.

Persone ed emozioni prima dei numeri. Quale può essere il segreto di un manager così titolato, che viene chiamato a sbloccare situazioni complesse? Probabilmente la capacità di mettere prima le persone e le cose che ti restano nel cuore rispetto ai numeri. Certo, centrare i budget e i business plan fa la differenza tra la vita e la morte di un progetto – per quanto affascinante e condivisibile possa essere – ma con i soli numeri si fa poca strada.

Quando un domani il suo lavoro di rilancio del marchio Lancia dovesse essere terminato, Luca Napolitano vorrebbe ricordare più di cash-flow e marginalità le persone straordinarie che lo stanno accompagnando in questo viaggio (quelle che lavorano con lui ma anche sconosciuti qualsiasi che gli intasano la mail mandandogli foto della loro vecchia Lancia, ringraziandolo) o le nuove prime volte di questa grande avventura.

Come quando ha riacceso gli animi dei Lancisti presentando alla Venaria Reale di Torino un “manifesto di stile” della Lancia che verrà. Una forma quasi astratta, senza ruote, motore o neppure uno sportello, ma sufficiente per iniziare a credere ad una missione che tanti pensavano impossibile.

O il momento in cui ha tolto il velo, durante la Design Week di Milano, alla nuova concept Pu+Ra HPE. Questa volta un’auto vera, con le ruote e tutto il resto, che si muove pure. Capace di far venire gli occhi lucidi a più di un innamorato di quel marchio che, nonostante fortune alterne nel corso dei decenni, ha sbancato i concorsi di eleganza, stravinto nelle corse e appagato guidatori comuni sulle strade che percorriamo tutti i giorni.

Non è ancora la nuova Ypsilon del prossimo anno o la ammiraglia Gamma del 2026, e nemmeno la nuova Delta che arriverà solo nel 2028. Però c’è, ed è subito primavera. Una delle tante primavere di Luca.