Che il pop al mondo dell’automotive faccia comodo non è un mistero. Sono ormai decenni, infatti, che i produttori di auto – italiani ad esempio – piazzano una versione “pop” tra gli allestimenti dei propri best seller, quasi sempre quelle sgargianti nell’estetica, base nella dotazione e accattivanti nel prezzo di listino. Non fatevi confondere però: quel concetto lì è molto, molto di più. E a dirlo è Carlo Borromeo, un prolifico designer che dal suo studio di Milano ha messo lo zampino su alcuni progetti di nicchia (ma eclatanti) che si sono guadagnati un posto stabile nei feed social degli appassionati, sdoganando anche in Italia – tra le tante avventure in cui è coinvolto – il fenomeno dei restomod.

Eccoci dunque alle radici attuali del pop a quattro ruote con il direttore creativo/esteta dietro a few-off come Delta Futurista, 928 Nardone e Diablo Eccentrica.

Borromeo, designer di auto di nicchia che stupiscono.

Carlo Borromeo è un giovane pacato e sorridente, a cui si accendono gli occhi se il discorso vira sulle automobili. Nasce nel 1982 e se ne innamora quasi subito. Ma nel momento in cui quasi tutti noi decidiamo di lasciare le automobiline per il mondo vero, lui si applica ancora di più, si concentra sul design e inizia un percorso che lo porta a lavorare con grandi matite come Walter De Silva e il team della Italdesign (quando al comando c’era ancora la famiglia Giugiaro), il posto ideale dove mettere a frutto una laurea in Industrial e Product Design. Un ambiente dove non mancano le ispirazioni, che permette a Borromeo di bruciare le tappe.

Nel 2011 apre infatti i battenti lo Studio BorromeodeSilva, di cui è Direttore Creativo, che si specializza in progetti speciali per l’automotive (e non solo). Progetti che spesso sfociano in produzioni di piccolissime serie o di concept car e few-off.

Per sette anni, poi, Carlo è stato anche Direttore Creativo di Garage Italia Customs, l’atelier milanese delle personalizzazioni, che sotto la sua guida stilistica si rafforza come centro stile indipendente. Oltre alla personalizzazione estensiva delle vetture di grande serie, durante la sua reggenza vedono la luce le rivisitazioni in chiave sostenibile (le Icon-E) delle spiaggine sulla base della vecchia Fiat 500, un’Alfa Romeo Duetto ibrida e le Panda 4×4, sempre alla spina.

BorromeodeSilva, giovani a cui piace sperimentare.

Ma è in BDS, dove Carlo è coadiuvato da un gruppo di giovani creativi motivati e talentuosi a cui lui si limita a imporre il “tono” e il linguaggio stilistico, che nascono i progetti più interessanti. Lo Studio diventa in poco tempo il punto di riferimento italiano per il vibrante mondo dei restomod, ovvero l’arte di prendere icone a quattro ruote già entrate negli anta e portarle nella modernità. Il tutto lavorando sui materiali e sui dettagli, senza stravolgere le silhouette di partenza, ma imprimendo un carattere più marcato e moderno. Qualche esempio? Facile, basta citare i 3 progetti che hanno fatto maggior hype sulla scena italiana – e non solo – negli ultimi 5 anni: la Porsche 928 di Nardone Automotive, la Delta Futurista di Automobili Amos e l’ultima arrivata, la Lamborghini Diablo di Eccentrica.

Restomod, resto-pop.

E qui si entra in un dibattito peloso, perché l’idea di mettere mano a icone dell’automobilismo aggiungendo qualche aggiornamento dei giorni nostri piace molto alle nuove leve del collezionismo, mentre fa venire la tachicardia alle anime più pure. Basta guardare a quello che è successo con la Delta Futurista di Automobili Amos, forse il più eclatante lavoro di questo filone ad oggi portato a compimento dal team di Carlo, tanto che Borromeo divide la storia dello Studio tra pre-Futurista e post-Futurista.

Qualcuno l’ha definita un’operazione da macellai (Eugenio Amos ci ha riso su e ne ha ricavato persino un cappellino da mettere nello shop online), qualcun altro ha parlato di sacrilegio; tanti per fortuna vedono un po’ più in là del cofano (o meglio del “cofango”, altra idea di design brillante del team di Carlo) e riconoscono la valenza culturale di un progetto che ha contribuito a tener vivo l’interesse della car community per Lancia nel momento più basso di sempre per il brand, quando sul finire degli anni dieci del duemila è stato ad un passo dall’essere discontinuato.

Per rendersene conto basta guardare le statistiche per l’hashtag #makelanciagreatagain che ha accompagnato il lancio della vettura, famoso quasi quanto la macchina.

Il design è un’opinione.

Contrapposizioni da bar a parte, la visione di Carlo del mondo dei restomod è molto pragmatica e scandalosamente pop. Un restomod non fa altro che restituire a chi guarda l’immagine idealizzata e senza macchie di un modello che fu, andando a curare le caratteristiche o le scelte dell’epoca meno memorabili. È un’operazione di recupero culturale con qualche piccola licenza poetica, perché non tutto al mondo acquista valore con un certificato di originalità al 300%.

Operazioni dove però l’aspetto della cultura non si può fermare all’oggetto, altrimenti finita la produzione – quasi sempre di poche unità – l’entusiasmo scende dopo la fiammata iniziale e finisce nel dimenticatoio. Ci vogliono eventi, merchandising, campagne di co-branding e altre iniziative che permettano anche a chi non possiede l’oggetto – spesso costoso – di essere parte della community e condividerne i valori nel lungo termine. Mooolto pop, no? Certo, nell’avvicinarti ad esempio ad una Lamborghini Diablo per un’idea del genere devi essere un po’ ossequioso verso le linee originarie del progetto e gli stilemi che il designer, in questo caso un peso massimo dell’automobilismo come Marcello Gandini, ha sapientemente piazzato qualche decennio fa.

Ad un certo punto però devi anche fare quello che vuoi e metterci del tuo. Oppure non mettercelo, perché per Carlo il designer non fa altro che vendere un’opinione e deve essere anche bravo a capire quando quell’opinione deve essere un silenzio, un togliere anziché aggiungere.

A caccia di ispirazione, guardando avanti.

Progetti come quelli dello Studio BorromeodeSilva sono l’antidoto alla noia e alla monotonia che si percepisce sempre di più nel mondo dell’auto, dove salvo qualche eccezione – che trovate spesso sulle pagine di Wheelz – l’approccio al design è quello della classe in cui si parla durante la verifica e alla fine tutti i compiti si somigliano.

Un problema che per Carlo è nato venti-venticinque anni fa, quando gli automaker scoprirono l’heritage: il segno che il serbatoio della creatività era finito decisamente in riserva. Partirono così una serie di operazioni nostalgia che salvarono i bilanci, appiattendo però l’offerta. Il design di un’automobile, così come di un brand o di qualsiasi altro oggetto di cui lo BorromeodeSilva si occupa, è un processo immersivo, in cui l’ispirazione non può arrivare solo da quello che c’è stato prima. Magari prendendo spunto da altro, che siano le arti figurative o la musica – onnipresente nelle routine di Carlo e del resto dello Studio.

Una contaminazione di cui, una volta tanto, gode anche chi sta leggendo: questo mese Caesar Salad è scritto infatti sotto l’influenza di una delle playlist di lavoro dello Studio. Quella che ha accompagnato la nascita del cofango o del tasto “Levati” della Futurista, che Carlo senza falsa modestia definisce la miglior selezione anni Ottanta di Spotify. E te lo immagini proprio mentre decide con i suoi ragazzi di saldare le porte posteriori al corpo vettura o di andare full-Alcantara sugli interni mentre dalle casse esce Holding Out for a Hero. Più eighties di una video-prova di Giancarlo Baghetti.

Addio pop? Hell no!

Quindi, ricapitoliamo: il pop è un concetto liquido, fluido, che non è solo mettere dei bei colorini, ma ha una valenza culturale capace di unire persone che hanno gusti simili e vedono la vita allo stesso modo. Sembra una frase di Gigi Marzullo, alla fine è la vita di tutti i giorni, quella in cui devi comprare un paio di occhiali da sole, un biglietto per il concerto di Bruce Springsteen o una macchina.

Sì, anche la macchina, perché l’auto è ancora esageratamente pop nonostante facciano di tutto per farla diventare un elettrodomestico senza personalità. E, udite-udite, non deve necessariamente essere una Diablo Eccentrica o una 928 Nardone, ma nemmeno la city-car-trendy-chic-coloratissima-con-l’hashtag-personalizzato.

Non lo sapete ancora, ma la più pop di tutte oggi è la Tesla Model 3. E se lo dice un direttore creativo con delle playlist così fighe, chi siamo noi per dissentire?