Da bambini, certe cose si facevano solo sulla spiaggia. Seminudi, in pieno sole. Dalla Gazza del baretto si copiavano i tracciati del Gran Premio di Formula 1 in programma la domenica, poi si convinceva una sorella, meglio se un po’ secca, a farsi tirare il culo su ogni metro disponibile di sabbia rovente. Una volta sorteggiate le scuderie dalla retina di palline (rosso Ferrari, arancio McLaren, giallo Renault, verde Lotus, blu Ligier e così via), prendeva il via la corsa più prossima a un GP che ci si potesse permettere in costume da bagno.

Oggi che si è cresciuti e si hanno a disposizione mezzi e tecnologie più sofisticati, questo non basta più. Le pistine sono diventate pistone e non sono più tracciate sulla sabbia, ma sull’immensa superficie ghiacciata del lago Uddjaur, in un paesaggio da fine del mondo della Lapponia svedese. E stavolta bisogna andarci ben coperti, in pieno inverno. Da gennaio a marzo, facoltosi appassionati, teste coronate, star del cinema e piloti di F1, WRC e Le Mans Series vengono qui a svagarsi sulle repliche sottozero dei circuiti del Paul Ricard, Sepang, Silverstone, Suzuka, del nuovo Nürburgring e dell’ultimo arrivato, quello di Yas Marina. I tracciati sono stati clonati in scala e lunghezza integrale, identici agli originali, grazie alla tecnologia GPS.
Dacci oggi il nostro GP quotidiano: il sogno sarebbe correrli tutti. Lo strato di ghiaccio che varia dai 50 centimetri al metro è sufficiente per scegliere à la carte fra supercar e auto da rally, rigorosamente a combustione interna e trazione integrale, o posteriore: dalle Porsche 991 Carrera RS, GTS e Cayman S, alla Ferrari 488 GTB; dalle Lamborghini Huracàn e le BMW M4 e 240i alla cara, vecchia Subaru WRZ STi. I più romantici possono scegliere anche fra una piccola pattuglia acrobatica di classiche e youngtimer, tra Ford Cortina, Celica ST 165 Gruppo A degli anni Ottanta, o altre messe a disposizione dai collezionisti. Una cosa hanno in comune: gli pneumatici con centinaia di chiodi da tre a cinque millimetri di lunghezza, per ottenere un grip sorprendente, ma non troppo vincolante.

Ogni auto è soggetta a duecento ore di revisione dai meccanici specializzati, che la preparano a puntino per il ghiaccio. Si comincia disattivando tutti gli ADAS, i sistemi elettronici di assistenza alla guida. Poi si passa a modificare i freni e le sospensioni, alla chiodatura calibrata delle gomme. Infine tocca alle protezioni antiurto del telaio e della carrozzeria. E siccome da quelle parti le ore di luce invernale sono appena quattro, ecco una bella fanaleria da rally.
Chi vuole limitarsi alla laurea breve in drifting, può girare in tondo sul ghiaccio per ore con l’istruttore accanto. Di solito si tratta di un ex pilota o campione di rally GT3 e GT4 scandinavo, che ha imparato a derapare prima che a lavarsi i denti. L’area ghiacciata di 1.214 ettari (l’equivalente di sei volte e mezzo il Principato di Monaco) accoglie otto piste di allenamento, fra tondini e ovali.

La fantasia più sfrenata? Trovarsi davanti un Raikkonen o un Bottas con una monoposto chiodata, in mappatura rain di F1, WRC e Le Mans Series. Ogni inverno vengono qui a svagarsi in compagnia di regnanti, star di Hollywood e megadirettori della Silicon Valley, tutti protetti dal segreto professionale. L’idea di far correre una flotta di 30 auto sportive sul ghiaccio nei tre mesi invernali, in un’enorme tenuta privata che racchiude diversi laghi, venne all’imprenditore francese Eric Gallardo quando, nel 2005, si trovò a lavorare in zona per la General Motors. Il Lapland Ice Driving non è l’unico posto dove si può filare a duecento all’ora sul ghiaccio in un’auto da rally, o una supercar: nel Circolo Polare Artico ne esistono altri. È che nessun altro centro di guida sportiva offre tali spazi e possibilità di scegliere tipologia di auto e, soprattutto, di circuito da F1.

La gestione di un impianto del genere richiede uno sforzo degno di Odino, per soli due mesi di apertura. A partire dal 1° novembre occorrono non meno di cinquemila ore di lavoro da parte di motoslitte, trattori e livellatrici per formare la superficie perfettamente liscia e indurita, spessa quanto basta per non provare il brivido di sprofondare una Ferrari nel lago. Approvate ufficialmente dalla Formula 1, le piste sono realizzate con una precisione al metro e divengono operative ai primi di gennaio. In sostanza, il Lapland Ice Driving è l’unico posto al mondo dove si può staccare in fondo al rettilineo a duecento all’ora con lo spettacolo del tramonto polare all’orizzonte. Anche se è consigliabile non distrarsi troppo…

L’organizzazione offre svariati pacchetti di guida e soggiorno, oltre a occuparsi di soluzioni à la carte per scoprire la magia del Circolo Polare Artico praticando sport nordici, escursioni e altre insulse attività che non prevedono ruote chiodate e motori impazziti che tirano giù la neve dai rami delle conifere. A Greta Thunberg tutto questo non piacerebbe e la sostenibilità ambientale del Lapland Ice Driving dovrebbe far dubitare anche gli esagitati del drift che non portano le trecce. Se non altro, o purtroppo a seconda dei punti di vista, il bel gioco dura poco, fino all’equinozio di primavera. A quel punto, se qualcuno ha voglia di fare l’equivalente nel deserto, il numero di telefono della redazione è 335/…
