Scoprii la mia passione per i tatuaggi tanti anni fa. Ricordo quando per me una delle poche occasioni di vedere pelle tatuata era la spiaggia: in fondo si trattava di uno dei pochi luoghi dove di vestiti non se indossavano poi così tanti in un tempo in cui il tatuaggio cercava ancora, sgomitando, di rompere le barriere che lo relegavano agli estremi della nostra società. Era il tempo dei delfini, azzurri e spesso troppo piccoli per essere ben riconoscibili nel tempo. Furono tra i primi veri tatuaggi che vidi di persona, decisamente sufficienti a smuovere qualcosa in me. Ma questa è un’altra storia… 

Quando negli Anni 90 iniziai a lavorare in uno studio di tatuaggi della mia città, a Como, era un classico: la lista d’attesa si allungava inesorabilmente con l’avvicinarsi dell’estate. Le richieste andavano di pari passo con la voglia di vacanze, mare, cocco e bikini. Personalmente, e credo non solo, i concetti di tatuaggio e bella stagione sono indissolubilmente legati. E così come ogni estate ha una sua colonna sonora, riconoscibile e, spesso, molto molto pop, anche i tatuaggi estivi, persino a un occhio mediamente esperto, risultano databili (e spesso altrettanto pop).

Mi perdonerete se non saranno proprio tutti, ma voglio ricordarne alcuni, procedendo per trend e partendo proprio dai delfini, che insieme a farfalle e coccinelle nei nineties hanno adornato spalle e caviglie di spavaldi boomer. Col passare di qualche anno e con l’irrompere del tatuaggio in una scena sempre più ampia e meno underground, non si possono dimenticare quei disegni che ancor oggi chiamiamo tribali e che tante volte abbiamo visto tatuati sulla parte bassa della schiena, per l’appunto giusto sopra (o appena sotto) la linea del costume da bagno. Nello stesso periodo arrivarono svolazzando anche i tanti pegaso e gli altrettanti unicorni, non sempre così facilmente distinguibili tra loro. In quel periodo, il tatuaggio era uno scopo che quasi prescindeva dal soggetto.

Con il trascorrere degli anni il modo di tatuarsi è cambiato: la passione ha fatto crescere la conoscenza e le agende dei tatuatori hanno iniziato a riempirsi sempre di più anche nei mesi freddi. Il numero degli appassionati che si impegnavano in progetti estesi è divenuto importante, ma di certo il legame tra i tatuaggi e la spensieratezza estiva non ne ha mai risentito più di tanto. Per capire più a fondo i tatuaggi dei mesi estivi, lasciate che vi racconti cosa succedeva negli anni 2000, quando mi trovavo a lavorare proprio nel tempio estivo della movida: Ibiza.

Oltre agli appassionati collezionisti di tatuaggi, in tanti erano alla ricerca di un segno, un simbolo, per fissare per sempre la memoria di una vacanza tra sabbia e sole, che altrimenti la sangria avrebbe probabilmente offuscato. Perché allora non tatuarsi una lucertola, o più semplicemente la sua silhouette nera, sul collo del piede? Oppure una o più stelline a cinque punte, magari con una corrispondenza, un significato per ciascuna, fino a creare una riproduzione, per quanto piuttosto approssimativa, della via lattea (mi son sempre chiesto: ma a distanza di anni, li ricorderanno davvero tutti quei significati frettolosamente attribuiti?).

In quel decennio diventarono mainstream anche le letterine cinesi. Erano già presenti nei cataloghi degli studi di tattoo da almeno un decennio, ma in questo periodo diventarono un vero e proprio evergreen con discrete pretese di esotismo. Poi arrivò il momento d’oro delle calligrafie corsive, sempre più estese e con scale sempre più piccole. 

Indubbiamente in quegli anni i nostri tatuaggi sono diventati estremamente loquaci… 

Il modo più semplice per ridurre il più possibile una scritta era chiaramente metterne solamente l’iniziale. Fu così che, accanto alle costellazioni e alla fauna marina, presero posto le letterine graziate. Nella loro versione da spiaggia, nel tempo si sono trasformate sino a diventare poche lettere, dei veri monogrammi, corredate di dettagli e svolazzi dall’aria barocca.

E così arriviamo al nostro decennio. La buona notizia per tutti è che siamo diventati più bravi. 

I progressi della tecnica e della tecnologia del tatuaggio hanno reso possibile la realizzazione di disegni più minimali, fatti di linee esili ed infinitesime quantità di inchiostro. Pochi tratti, essenziali e semplici, possono trasmettere con una certa aria casual l’amore per la natura e per la vita all’aria aperta. Ed ecco che poche linee sinuose sono capaci di creare la forma di un’onda, magari strategicamente posta su un fianco. E altrettanti tratti tesi divengono la sagoma di una montagna, qualora la passione per trekking e alta quota fosse preponderante.

Ripensando ai tatuaggi che hanno contraddistinto le estati degli ultimi 30 anni, salta all’occhio come l’accelerazione avvenuta nel mondo della comunicazione nell’ultimo decennio abbia stravolto l’andamento dei trend, che ora si susseguono rapidissimi, tanto da renderli effimeri come mai prima. Ciò che non cambia è la voglia di congelare un caldo ricordo estivo. Oltre alla mia malinconia di fine estate. E questo sì che è un autentico evergreen.