Supereroi tra storia e mito, in una rivisitazione con un forte scopo sociale. Hyper Heroes è la nuova mostra di Stefano Bressani, inaugurata lo scorso 30 novembre presso la Galleria Maiocchi 15 a Milano e in esposizione fino all’8 gennaio 2023.

Ci sono tutti, ma davvero tutti: Ironman, Superman, Hulk, Thor, Catwoman, Wonder Woman, Spiderman, Batman & Robin, Aquaman, Green Lantern e anche Capitan America. In versione mini, anzi baby, come se per loro il tempo si fosse fermato. E poi c’è lui, Flash, che contro il tempo ci lotta da sempre, ma che viene rappresentato in un formato più grande, con sembianze adulte. Ora vi raccontiamo tutto!

Per chi ancora non conoscesse Stefano Bressani, è doveroso fare una breve introduzione: classe 1973, pavese di origine, si avvicina al mondo artistico da autodidatta e diviene uno dei punti di forza del suo operato, che lo porta a rendere le proprie opere uniche nel Mondo dell’Arte contemporanea. Ideatore e colonna fondante di quella che lui chiama “Sartoria dell’Arte” scopre nuovo modo d’espressione, dove l’Alto Artigianato e l’Arte si fondono in una cosa sola. Un mix and match di tessuti e indumenti riciclati che tocca il tanto caro tema della circolarità dei materiali, unitamente all’elemento chiodo che diviene simbolo e cardine di unione delle incoerenze che lo stesso Artista denuncia nella vita che abita, il suo “contempora” appunto. Nasce dunque da qui il concetto di Pianeta delle Stoffe, simbolo universale di un’arte che trova espressione tra cult e pop grazie all’attenzione dedicata ai materiali scelti per rappresentarla, sfociando in una creazione che assume il nome di Scultura Vestita.

Le sue opere hanno spaziato dal mondo dell’automotive, con annoverate collaborazioni con ex FCA sul progetto 500 e con Piaggio sul prodotto Vespa, fino al mondo del cinema, della musica e della moda.

In questo nuovo progetto, Bressani vuole portarci oltre le finalità di una mostra contemporanea figurativa: in questa storia si narra dell’ingiustizia del tempo, dei risvolti sociali e dei paradossi che, in modalità giocosa come ne è solito fare, nascondono il lato oscuro del nostro vivere, dietro un siparietto in cui ognuno gioca la propria partita contro il destino.

Un ruolo fondamentale hanno giocato gli eroi degli anni ‘70 e ‘80, con i quali Bressani è cresciuto: Robot spaziali, futuribili ed improbabili per quel periodo, legati al fare dell’uomo e al desiderio di poter salvare il Mondo mettendo sempre davanti, lo insegna la storia, il nobile proposito del cuore che, romanticamente, si pone prima di ogni azione. 

Come alcuni di voi ricorderanno, dentro ad ogni Robot appartenuto alla sua infanzia, il pilota era sovente l’uomo. C’erano dischi volanti, magli perforanti e funamboliche figure atletiche che attraversavano cascate per posizionarsi alla guida dopo tripli salti mortali. Il Bene trionfava sempre sul male e l’idea di pace, dopo ogni battaglia, era oggetto di una quasi sistematica restituzione all’ordine.  

Crescendo, però, Bressani ha vissuto un Mondo diverso, maturando ha analizzato come la realtà distorta raccontata in quelle situazioni, quelle dei suoi Supereroi, non avesse purtroppo un ritorno oggettivo con la realtà tangibile.

Ognuno oggi percepisce l’arte come una licenza poetica e sa che, grazie ad essa, è possibile giocare attraverso le immagini, tra incoerenze e paradossi, da quelli più evidenti a quelli più sottili. Viene apprezzato il sistema, spesso utilizzato dagli artisti, per raccontare il loro presente che poi è lo stesso di chi guarda.

HYPER HEROES – From The Deepest Web World Space” è un titolo ironico che cela, tra le sue lettere, una modalità di ricerca quasi scientifica, scegliendo in modo evidente le immagini dal nuovo Mondo virtuale e re-interpretando secondo i suoi più intimi paradigmi. 

Oggi, che di anni ne sono passati tanti dai ’70 e ‘80, tutto accade IPER velocemente e spesso resta intrappolato nella rete della IPER informazione. Non si legge più, le edicole in cui si acquistavano i fumetti sono diventate un lontano ricordo. Gli adulti si oggi si sentono a volte proiettati in un tempo che non gli appartiene ma al quale si sono adattati, forti di una resilienza che ha permesso loro il passaggio dall’analogico al digitale.

Tutto accade qui, in questa storia, dove l’Artista omaggia il mondo dei manga giapponesi, quelli che negli anni hanno subito profondi cambiamenti rivalutando le modalità di esecuzione, dal disegno a matita di certi fumettisti degli anni ’40 alle penne grafiche dei più blasonati programmi informatici. Questo è il nuovo posto per i nuovi super eroi, divenuti film, vittime di nuove avvincenti interpretazioni, dove gli attori si sono arrogati la possibilità di diventare loro stessi robot, vittime a loro insaputa di una storia che si ripete in un ciclo armonico senza fine.

Meritano quindi una promozione, i supereroi, con tutta l’ironia che Bressani sa proporre nel suo racconto. Divenuti da SUPER a IPER, ma costretti per la natura delle ferree regole di questo Mondo, ad una trasformazione, forzati a tornare bambini dalle sembianze dei personaggi Chibi della cultura manga Giapponese e rappresentati da un titolo anglofono per schernirne le sembianze. Secondo la lingua inglese infatti, lo stesso aggettivo è paragonabile al significato di “Super deformed”, un gioco di situazioni che per Bressani riportano una denuncia propositiva che vuole far pensare, con una più consapevole valutazione, al sistema in cui viviamo.

La Mostra consiste in uno spot mono formato colorato in cui ci si può perdere tra i volumi delle Sculture Vestite confezionate sapientemente dall’Artista, un luogo in cui puoi entrare e uscire, passando dal parametro figurativo a quello informale senza alcun punto di riferimento, una sorta di disorientamento programmato che invoglia il tatto e tutti i sensi contemporaneamente.

Ma, tra i tanti “simpatici deformi”, dalle teste grandi e il corpo piccolo, dalle grandi mani e gli occhi stucchevoli spicca l’Opera più importante di tutte, quella che l’Artista ha volutamente lasciato fuori dalla comunicazione mediatica e quella che è rimasta segreta fino al momento dell’inaugurazione.

Non per tecnica, ma per modalità di linguaggio, Flash ci riporta con i piedi per terra, tra la coerenza dell’uomo Stefano Bressani e le incoerenze dell’Artista. A capo delle 12 Opere 100x70x8 cm appese alle pareti, la Scultura più grande vigila adirata al senso della vita quasi come volersi riprendere il tempo perduto.

Il vero gioco si posa su un cambio di direzione inaspettato, dove l’anima di un fumetto romantico come quello uscito dal cappello di Gardner Fox e delle mani del disegnatore Harry Lampert nel 1940, vuole riprendersi tutto. Proprio lui che, abituato a vivere ad una velocità IPER-sonica si vede essere l’unico rimasto vecchio, paradossalmente a sorvegliare una scolaresca di bambini, che a differenza sua, sono tornati a giocare con sé stessi.

<<Se vi abbandonate alle immagini, lasciatevi disorientare dai concetti, cedete gli occhi a ciò che non va spiegato perché è bello che l’Arte possa esprimersi, prima di tutto, secondo una “non logica” che ha una logica: si chiamano idee, e le idee devono essere necessariamente frutto di un pensiero rispettabile e rispettato, un pensiero che sa generare una storia da raccontare. Ognuno uscirà con una opinione e forse un proposito, perché nella vita di ognuno di noi, tutti possiamo ambire ad essere promossi da “super” ad “iper”>>.