Tra i tanti nomi della scena custom, Maxwell Hazan non smette mai di stupirci. È considerato uno dei customizer più interessanti al mondo. Newyorchese di nascita e californiano d’adozione, Max ha lavorato su moto di tutti i tipi e si è sempre distinto dalla massa grazie alla sua “divina” capacità di modellare il metallo. Ogni sua moto è diversa dalla precedente, eppure il suo stile è sempre riconoscibile. Questa special non fa eccezione: si chiama KNTT 1200 ed è un capolavoro di ingegneria meccanica e stile.

Una special firmata Hazan Motorworks ha tre punti chiave: forme uniche, scultoree, che ricordano più un pezzo di arte moderna che una moto funzionante; un lavoro meccanico sopraffino, visibile anche a occhio nudo grazie alla meticolosa attenzione di Maxwell; infine l’unione di elementi derivati da molteplici motociclette assieme a parti realizzate da zero, spesso a mano, proprio per la specifica moto.

La KNTT 1200 porta all’estremo questi punti chiave.

L’ispirazione per questa moto arriva dall’amore per le magnifiche Harley-Davidson KRTT e XRTT del secolo scorso: due moto da gara pure ed essenziali. Ma il vero progetto è iniziato con la scelta del motore, attorno al quale Max ha costruito l’intera moto. La scelta è ricaduta sul motore KN74 della S&S Cycle, un motore Knucklehead (da qui KN) da 74 pollici cubi, ossia da circa 1212 centimetri cubi. Il motore Knucklehead, il cui nome deriva dalla particolare forma dei coperchi delle valvole (“Knuckle” si traduce con “nocca delle dita”), è un propulsore bicilindrico a V stretta di 45° raffreddato ad aria con due valvole per cilindro, il motore che ha segnato la storia del marchio Harley-Davidson e che è all’origine dei moderni Big Twin.

Da qui nasce la KNTT 1200: dove KN indica il peculiare motore e 1200 la cilindrata.

Maxwell ha cominciato a lavorare sul motore, migliorandolo, potenziandolo e rendendolo unico: ha modificato le testate dei cilindri, le valvole, i condotti di aspirazione e molti altri elementi e montato dei carburatori Dell’Orto PHF36. Lui stesso ammette essere stato un lavoraccio: lungo, faticoso ed estremamente complicato. L’avviamento è solo a pedale, un po’ capriccioso, bisogna comprenderlo per riuscire ad avviare il motore. Nonostante la potenza sprigionata sia di soli 50 cavalli, a detta di Maxwell questo motore è davvero grandioso (e noi ci fidiamo).

Motore a parte il resto della moto è in parte costruito a mano e in parte frutto di un miscuglio di pezzi ed elementi di diverse moto.

Il telaio è un pezzo one-off realizzato in acciaio al cromo, costruito da zero appositamente per ospitare questo splendido motore e dare una forma alla KNTT 1200.

Le forcelle anteriori provengono da una Royal Enfield, restaurate, aggiornate con delle boccole in Teflon e messe a punto per la massa della KNTT. Al posteriore troviamo invece un forcellone in alluminio custom sostenuto da un ammortizzatore Fox.

I cerchi in lega, che mettono in risalto la stazza dell’imponente motore bicilindrico, sono dei Morris da 18” originariamente equipaggiati per una Kawasaki Z1000.

All’anteriore Maxwell ha modificato i supporti del freno a tamburo originale Royal Enfield per poter montare ben due pinze freno su ciascun lato che lavorano sui dischi originali Kawasaki. Anche al posteriore troviamo un impianto frenante a disco ma dotato di una sola pinza freno marcata Wilwood; il freno posteriore è azionato tramite un “pedale a tallone” fatto a mano sul lato sinistro. 

Questo perché il sistema di trasmissione è di una vecchia Indian Scout con leva del cambio a destra. E proprio dove sarebbe dovuto andare il normale comando del freno da azionare con la punta del piede troviamo l’attuatore della frizione realizzato in casa da Maxwell.

Ma tutte queste soluzioni tecniche non verrebbero apprezzate allo stesso modo se l’aspetto della moto nel suo insieme non fosse mozzafiato. Il look della KNTT 1200 è essenziale, pulito, elegante. L’intera carrozzeria in alluminio, quindi carene, cupolino, serbatoio, parafango e codino, è stata realizzata a mano da Max. Potremmo restare ore intere ad ammirare le forme sinuose del metallo, la precisione degli incastri e la linea che Maxwell è riuscito a dare a questa moto: se il motore e l’idea iniziale trovavano ispirazione nelle classiche moto da circuito Harley-Davidson, le forme finali ci ricordano molto di più le supersportive moderne, con quel serbatoio affusolato, quel cupolino ben proporzionato e quel codino appuntito.

Un altro omaggio alle moto moderne lo troviamo nell’impianto di scarico in acciaio che si rifà alle MotoGP.

La KNTT 1200 è davvero una scultura su ruote, rombante grazie ai due terminali che sprigionano il suono distintivo del motore Knucklehead da 1212cc: ben equilibrata, egregiamente ingegnerizzata, e frutto di una grande immaginazione e capacità artigianale difficili da trovare oggigiorno.

Foto di Shaik Ridzwan