Metà degli Anni ’60: Ford manda al debutto il suo Bronco per infastidire – verrebbe da dire esattamente come oggi – Jeep & affini. Per cinque generazioni, in oltre trent’anni di presenza sul mercato e con ennemila unità vendute, il Bronco era e rimane il fuoristrada americano di riferimento.

Il nome, all’apparenza stravagante, deriva da una parola spagnola utilizzata dagli americani per indicare il cavallo selvaggio, imbizzarrito, come quello che fa bella mostra di sé al centro del volante e – bello grosso – sul copriruota di scorta.
Il primo Bronco era così tanto amato che nel 1996, ultimo anno di produzione, Ford ha persino organizzato una cerimonia di chiusura con sfilata dell’ultimo esemplare uscito dalla catena di montaggio, per una dipartita in grande stile.
A sostituirlo arriva l’Expedition, di certo più confortevole e in linea con le richieste del grande pubblico, ma innegabilmente con un filo di fascino e carattere in meno rispetto al mitico predecessore. Insomma, probabilmente è per tutte queste ragioni che, tra i tantissimi nostalgici e appassionati, si è creata un’intensa trepidazione alle prime voci di un possibile ritorno sulle strade di questo stallone dell’off-road.
Arriverà sì, arriverà no, forse solo in America, in Europa in edizione limitata… Ma insomma, invece eccolo finalmente qua. Immenso nella sua bellezza, è attualmente proposto in due versioni, più o meno hard: rispettivamente la cattivona – di nome e di fatto – Badlands e la più basic Outer Banks, protagonista della nostra scampagnata.

Premessa importante: non sono un’amante dei fuoristrada, preferisco le auto piccole, basse e veloci, quindi arrampicarmi al volante del Bronco mi fa tanto pensare a “il gigante e la bambina”, ma devo ammettere che questo privilegiato punto di vista sulla strada non mi dispiace.
Gli interni del Bronco sono estremamente spaziosi e ben organizzati, oltre che di qualità. Nonostante siano totalmente impermeabili per poter lavar via facilmente fango e sporco, restituiscono la sensazione di essere a bordo di un moderno e lussuoso SUV, non di un ruspante e muscoloso fuoristrada.

Su asfalto, va detto, il peso si fa sentire e il rollio è un altro costante elemento da mettere in conto. Ma suvvia, chi ama l’off-road queste cose le sa bene e non si farà certo intimorire.
Rispetto ai 4×4 di una volta Bronco è due o tre step evolutivi avanti. Qui di comfort ce n’è e pure tanto. Non manca nemmeno tutta la moderna questione infotainment, con un ampio schermo Touchscreen LCD da 12 pollici a fornirci tutte le info necessarie, Apple CarPlay, Android Auto e quant’altro.
Gli aspetti tech&cozy sono davvero tanti, ci sono persino sedili e volante riscaldabili e tutte le telecamere utili a tirarci fuori da eventuali guai dovuti all’ingombro. Ma questo non spegne l’animo hard del macchinone a stelle e strisce che, non appena lasciato l’asfalto, si guadagna a pieno titolo l’appellativo di G.O.A.T., Goes Over Any Type of Terrain e non teme strade bianche, fango, sassi e guadi.
Nota bene: hard top e portiere possono essere rimossi, per sporcarsi meglio.

I trail sights, le due sezioni rialzate che vedete ai lati del cofano, aiutano a individuare gli angoli del veicolo, a deviare fronde, ma possono anche essere utilizzati come punti di ancoraggio per trasportare oggetti fino a 68 chili. Canoe e tavole da surf per i più avventurosi, tavolini da picnic per i meno sporty (ogni riferimento a cose o persone è assolutamente casuale…).
Per rendere la guida in off accessibile anche ai rookies, Ford ha ben pensato di equipaggiare il Bronco con una serie di diavolerie elettroniche che vanno in aiuto a chi, come me, si sente più al sicuro su asfalto, ma subisce, pur senza ammetterlo, l’immenso fascino dell’off.
Ecco allora che la Trail Toolbox aiuta nella guida più estrema: si seleziona una velocità fino a 31 chilometri orari e il bestione gestisce automaticamente accelerazione e frenata, bisogna solo girare il volante!
Il Trail Turn Assist utilizza il controllo dinamico della trazione basato sui freni per ridurre il raggio di sterzata fino al 40% durante i fuoristrada in spazi ristretti (si gira letteralmente su se stesso!) mentre il Trail One-Pedal Drive consente di accelerare e frenare utilizzando il solo pedale dell’acceleratore.
Insomma questo Ford Bronco non ha limiti o orizzonti e se li ha, ci passa sopra.

L’unico propulsore al momento disponibile è un V6 benzina da 2,7 litri e 335 cavalli, che eroga una coppia massima di 563 Nm e conta su un cambio automatico a 10 rapporti con, ovviamente manco a dirlo, la trazione integrale.
È disponibile con un ripartitore di coppia elettronico a due velocità che consente di cambiare marcia in movimento, oppure con uno elettromeccanico a due velocità con una modalità automatica, che consente al sistema di passare dalle due alle quattro ruote motrici a seconda delle condizioni. Il differenziale posteriore bloccabile è di serie, mentre sono disponibili come optional quello anteriore bloccabile e il sistema di disconnessione della barra stabilizzatrice anteriore.
Le dimensioni contano. Sì, soprattutto se bramate di mettervelo in garage: il Bronco è lungo 481 centimetri, largo 220 ed è alto 185. Roba da pesi massimi.
Il suo utilizzo? Certamente poliedrico, ma non soffocatelo con lunghi viaggi perché ha bisogno di boschi e montagne da scalare per dare il meglio di sé. E perché no, di fermarsi in qualche prato con panorami a perdita d’occhio per un bel picnic.
Cosa difficile qui a Milano, che dite? O forse no. Dopo aver sballottato le mie amiche su e giù per le campagne dell’hinterland per saggiare almeno un po’ delle doti wild del big Ford, abbiamo trovato il ristoro perfetto per noi e l’amato Bronco.
A pochi passi dalla metropoli, Cascina Pizzo apre le porte dei suoi frutteti per aperitivi, cene ed eventi, chiudendo fuori tutto il caos della città.

La Cascina si estende per circa 180 ettari, di cui dieci dedicati alle serre, nel cuore del Parco Agricolo Sud Milano. Oltre un secolo di esperienza che porta oggi la Famiglia Scotti a produrre non solo ortaggi tradizionali, ma a spingersi anche verso colture più etniche e rare.
La filosofia di Cascina Pizzo si basa sul dualismo tra uomo e natura, un rapporto di rispetto reciproco che valorizzano proprio accogliendo chiunque voglia passare qualche ora a pieno contatto con la natura. Una tendenza in forte crescita, seguita a ruota da tante altre realtà agricole in tutta Italia.
E allora, parcheggiato il gigante e con cestino alla mano ci dirigiamo in un grande prato fiorito, tra lucine e balle di fieno, dove coperte e cuscini sono il nostro tavolo e il cielo il nostro tetto.
Il menù che salta fuori dal paniere è fatto di prodotti sani e rigorosamente local: formaggi, salumi, composte, pane fresco, taralli, frutta e verdura di stagione.
Non manca nulla, bisogna solo godersi l’aperitivo al tramonto e brindare a un’altra giornata di lavoro volata via così, tra strada e fuoristrada, tra adrenalina e relax.