Era il settembre del 2002, si stava concludendo la mia seconda, intensa estate lavorativa in Spagna. La mia carriera da tatuatore ancora non era iniziata, da qualche anno ormai lavoravo come body piercer, quando decisi di scappare dall’Isla Blanca (Ibiza) per qualche giorno di riposo e per visitare la settima edizione del “tattoo show” di Barcelona, il mio primo convegno di tatuaggi e body piercing in terra spagnola.
No, non c’erano cavalli imbizzarriti né cowboy, ma gli altri ingredienti che troviamo in un rodeo o in un luna park c’erano tutti, eccome! Una gran ressa di persone, confusione, musica ad alto volume, cibo grigliato, birra a fiumi, spettacoli e attrazioni a tinte forti per creare meraviglia, stupore e a volte spavento.

Sotto questo aspetto le tattoo conventions si rifanno molto spesso ad un fenomeno che si diffuse tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo chiamato “circo delle stranezze”.
Il legame tra il mondo del tatuaggio e il freak circus è sempre stato molto forte. Tra l’uomo più alto del mondo, la donna barbuta e il letto di chiodi del fachiro, hanno sempre trovato posto gli interpreti più estremi del mondo del tatuaggio.
Tra tutti è doveroso citare “The Great Omi”, un uomo inglese che negli anni 20 del secolo scorso decise, insieme ad un tatuatore londinese, di diventare la più grande attrazione tatuata del mondo. E dopo circa 150 ore di lavoro (con la tecnologia dell’epoca!) il suo corpo fu interamente ricoperto di grandi strisce nere che gli valsero il soprannome di uomo zebra e lo resero un simbolo molto popolare della tradizione anglosassone del tatuaggio.

Al giorno d’oggi il circo delle stranezze ha perso molta della sua popolarità: probabilmente, tra i pochi rimasti, quello più iconico si trova a New York City: il Coney Island Freak Show. Ma non dimentichiamo, appunto, che le tattoo convention rappresentano un ottimo modo di assistere a questi spettacoli…

Per l’appunto, torniamo a quando passeggiavo tra gli affollati e colorati corridoi dell’evento di Barcelona e mi fermai, rapito, ad assistere allo stravagante spettacolo di un altrettanto stravagante uomo neozelandese conosciuto come Lucky Diamond Rich.
Era sul palcoscenico mentre in precario equilibrio su un uniciclo giocolava (è una parola italiana, ho controllato sul dizionario, ok?) con destrezza con un machete, una torcia incendiata ed altri oggetti acuminati, taglienti o comunque pericolosi, per poi afferrare una lunga spada e infilarla giù per la gola.
Concludeva sempre i suoi spettacoli ringraziando il pubblico per “supportare il suo modo di vivere”.

Proprio come il grande Omi 80 anni prima, anche lui aveva deciso di sottoporsi ad una lunga e dolorosa serie di sedute per tatuare tutto il corpo ed io ebbi l’occasione di incontrarlo proprio mentre si stava facendo annerire parte della faccia. Siccome ero in buoni rapporti con il tatuatore, trascorsi del tempo in loro compagnia e scambiammo quattro chiacchiere.

Rimasi stupito dai suoi modi pacati e dalla sua estrema gentilezza nei confronti di chiunque si avvicinasse. Ricordo che mi raccontò che la sua decisione di tatuarsi completamente di nero corrispondeva al desiderio di avere “the most complete pattern”, ovvero tutti i disegni del mondo sovrapposti.
Qualcuno potrebbe conoscerlo perché dal 2006 appare sul “Guinness World Record” come uomo più tatuato del mondo, record che nessuno potrà portargli via in quanto il 100% della sua pelle è tatuata nera (ed è già andato oltre, sovrapponendo al nero tatuaggi con linee colorate bianche e rosse).

Quando qualche giorno dopo, tornato ad Ibiza, un promoter mi disse che stava organizzando una serata in una delle grandi discoteche dell’isola e che era alla ricerca di una attrazione che non fosse direttamente legata al mondo della house music, preso dall’entusiasmo delle mie recenti esperienze immediatamente mi proposi. Dopo il mio assaggio di “freak circus” anche io volevo provare la sensazione di stare su un palco come Lucky Diamond e i suoi colleghi.
Fu così che in una notte di fine settembre in un club chiamato Amnesia armato di grossi aghi realizzai l’allacciatura di un corsetto sulla schiena di una spavalda e volenterosa amica, passando un nastro attraverso una dozzina di anelli d’acciaio infilzati nella sua pelle.

Fu un’esperienza estrema ed inebriante, data, ovviamente, dall’intensità e dalla delicatezza del gesto, i piercing. Ma anche dal fatto che sul quel palco avevamo l’attenzione di buona parte delle persone che affollavano la discoteca.
La mia prima e unica live piercing performance.
Il mio rodeo.