342 laghi, 7.494 tra fiumi e torrenti, 532 grandi dighe e circa 10.000 sbarramenti minori. Sono solo alcuni dei numeri che raccontano la Via dell’Acqua in Italia, croce di chi questa rete la deve gestire e controllare in tempi di climate change, ma delizia di chi può scoprirla poco a poco viaggiando in moto.
L’Italia è il paese con più corsi d’acqua in Europa. Ma vantiamo anche laghi spettacolari, cascate e piscine naturali tutte da scoprire, fonti che sembrano uscite da un libro di favole e opere architettoniche nate dall’esigenza di raccogliere e sfruttare la forza dell’acqua. Mete poco note ma imperdibili, da visitare per ritagliarsi una pausa rinfrescante durante i nostri itinerari su due ruote.
Abbiamo selezionato sei delle location più suggestive e particolari, situate lungo percorsi godibili con qualunque tipo di moto, da soli o in compagnia, da nord a sud: per raggiungere a colpo sicuro gli scorci più mozzafiato vi basterà impostare sul navi le coordinate che vi proponiamo. E godervi il viaggio.
Il lago dell’Arcobaleno
Coordinate GPS: 46°24′33.44″ N 11°34′30.35″ E

Siamo a 1.534 metri sul livello del mare. La valle che ci ospita si chiama Val d’Ega e ci troviamo nel comune di Nova Levante, in provincia di Bolzano. Incastonato tra fitti boschi di abeti, con il massiccio del Latemar che vi si specchia, troviamo le acque cristalline del Lago di Carezza. Se avrete l’accortezza di arrivarci al mattino presto o all’ora del tramonto, il lago vi offrirà uno spettacolo unico: la sua superficie color smeraldo, infatti, in questi momenti della giornata ruba al cielo i suoi riflessi cangianti, regalando ai vostri occhi uno spettacolo cromatico che va dal turchese al verde, fino al bianco, al rosa e all’oro. È a questa magia naturale che il lago deve il soprannome di lago dell’Arcobaleno. A differenza di altri, il Lago di Carezza non ha emissari visibili. È alimentato da sorgenti sotterranee che scorrono dalle cime del Latemar. Ecco perché, a seconda della loro portata, il lago cambia aspetto e il livello delle acque varia, garantendo ogni volta uno spettacolo diverso. Il momento migliore per visitarlo? A nostro parere è la tarda primavera, quando grazie allo scioglimento della neve raggiunge la sua maggiore estensione e circa 22 metri di profondità. E il ventaglio delle sue sfumature diventa ancora più sorprendente. Il Lago di Carezza è una delle tappe del Tour dei Laghi, circa 300 km d’asfalto alla portata di tutti, con partenza da Cortina d’Ampezzo, e tappe intermedie al Lago di Misurina e al Lago di Braies.
Le cascate gemelle di Leonardo
Coordinate GPS: 46°19’55.3″ N 9°26’05.5″ E

Leonardi Da Vinci le cita nel Codice Atlantico, il nome latino del torrente che le origina è “acqua fracta”, acqua interrotta, insomma. Si trovano in Valchiavenna, a Borgonovo di Piuro e sono indubbiamente uno dei salti più spettacolari della Lombardia. Le Cascate dell’Aquafraggia nascono da Pizzo Lago, a oltre tremila metri di altitudine. Ad un certo punto, il torrente che le alimenta incontra un dislivello a balze di 1800 metri ed è proprio qui che si trasforma nello spettacolo immerso nel verde che vi aspetta. Nella parte più bassa, quella visibile anche dalla strada, il percorso dell’acqua si fa in due, dando vita a due cascate gemelle. Se siete in moto già da qualche ora e avete voglia di sgranchirvi le gambe, una passeggiata nel parco alla base delle cascate vi rimetterà in sesto. Se avete più tempo e non disdegnate il trekking, invece, sappiate che da qui partono due sentieri che meritano attenzione e portano entrambi a Savogno, piccolo borgo completamente isolato e raggiungibile solo a piedi, abbandonato per anni e solo ora in fase di rinascita. Il primo percorso, decisamente impegnativo e da affrontare solo se attrezzati (e allenati), è il Sentiero Panoramico delle Cascate: con alti scalini di roccia e grosse radici, parte in salita e in salita resta. Il secondo, leggermente più soft, è la Mulattiera: i suoi 2.866 gradini permettono di attraversare un gruppo di baite e un bosco di castagni, fino ad arrivare al borgo.
La piscina medioevale
Coordinate GPS: 44°68’36.6″ N 9°30’74.2″ E

Difficile essere un motociclista e non aver sentito parlare di Val Trebbia. La SS45, strada meravigliosa e tutta curve, segue il corso del fiume Trebbia, che dai confini liguri e pavesi arriva fino alla pianura padana. Sotto, il fiume si snoda sinuoso in una serie di conche e anse, dando vita a spiagge sassose e piscine naturali. Evitando le più note e affollate, Meandri di San Salvatore in primis, si arriva a Ponte Organasco. Si tratta di un piccolo borgo medievale decisamente pittoresco i cui vicoli, stretti tra mura e archi in pietra, scendono fino al fiume, che si apre qui in una piscina naturale poco frequentata e dai colori caraibici. Quando le temperature lo permettono, è il luogo perfetto per scappare dall’asfalto e godersi qualche ora di natura davvero incontaminata. Qui siete attorno al km 75 della Val Trebbia, più o meno a metà strada tra Genova e Piacenza. A voi la scelta su quale direzione prendere, se proprio vorrete lasciare questo angolino di paradiso.
La diga, il lago e il cavalluccio marino
Coordinate GPS: 43°51’47.768″ N 11°50’18.848″ E

Ci spostiamo sull’Appennino Tosco-Romagnolo, tra i comuni di Bagno di Romagna e Santa Sofia. Siamo intorno ai 600 metri sul livello del mare e questo che vi stiamo raccontando è un mix perfetto tra natura e ingegno umano. Siamo alla Diga di Ridracoli, lo sbarramento artificiale del Fiume Bidente di Ridracoli e del più breve Rio Celluzze che dà vita al lago più grande della Romagna, quello che dagli Anni 80 fornisce acqua a oltre un milione di persone della Riviera e della pianura delle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. L’invaso sembra quasi un canyon, si allunga per quasi 5 chilometri verso l’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna, la sua forma ricorda quella di un cavalluccio marino ed è possibile navigarlo con un battello elettrico. La diga, impressionante per altezza e mole, è visitabile. Da qui parte anche una passeggiata di circa 40 minuti in mezzo al bosco che conduce a un rifugio. Ripartendo, consigliamo di spostarsi verso l’entroterra romagnolo in direzione Sant’Agata Feltria e poi verso San Marino per proseguire con il tour delle rocche. Sempre se il mare non vi stia già chiamando…
Il mar d’Arezzo
Coordinate GPS: 43°68’70.75″ N 11°84’68.16″ E

Proseguendo di poco verso sud e seguendo idealmente la linea delle Foreste Casentinesi, arriverete in un luogo in cui l’acqua ha disegnato un panorama senza tempo. Qui il protagonista è il torrente Corsalone, che nasce sul crinale appenninico e scorre tra grandi massi scaldati dal sole e canaloni impenetrabili, formando più a valle pozze e piscine, a volte naturalmente chiuse da grandi massi di arenaria, altre volte limitate da cascatelle artificiali. Siamo a Chiusi della Verna e più precisamente alle Pozze del Corsalone, che sono raggiungibili seguendo queste indicazioni: da Bibbiena, seguite la strada per il monastero di Santa Maria del Sasso fino all’incrocio con la strada principale. Girate a destra. Dopo pochissimo, girate a sinistra al cartello Gello e seguite lo sterrato per un chilometro, fino a Bocca del Lupo. Da qui potete seguire il greto del torrente e scegliere la vostra piscina privata preferita. Da qui, si può proseguire per una tappa ad Arezzo, oppure, con qualche chilometro in più, risalire verso Firenze.
Le sorgenti sacre
Coordinate GPS: 42°49’58.87″ N – 12°46’3.76″ E

10.000 mq lungo la via Flaminia fra Spoleto e Foligno, nel comune di Campello sul Clitunno. È qui che si trova il parco naturalistico delle Fonti del Clitunno, un tempo considerate sorgenti sacre, divenute per questo luogo di culto dedicato al Giove Clitunno, in nome del quale furono costruiti diversi tempietti, parzialmente distrutti nel V secolo d.C. da un terremoto. Il parco e le sue fonti sono davvero di una bellezza disarmante, tanto da aver ispirato poeti e scrittori. Le sorgenti sotterranee che sfociano dalle fenditure nella roccia alimentano il laghetto circondato da una natura rigogliosa, ma garbata. Un luogo naturale a due passi da Montefalco, Spoleto e Norcia, dove la mano dell’uomo ha saputo aggiungere armonia senza togliere poesia.