Questo pezzo avrebbe dovuto raccontare del weekend al Mugello, terza tappa del Moto Guzzi Fast Endurance in una di quelle piste dove tutto è magico e ovunque posi lo sguardo, eccoti regalata una cartolina. Sarà che sono poche le occasioni per girarci o sarà che ogni curva qui ha un nome che ripassi mentalmente come una filastrocca… Fatto sta che tutto contribuisce ad alimentarne il mito e solo a nominarlo mette soggezione.

Alberto e io abbiamo iniziato il weekend nel verso giusto, migliorando vistosamente ogni turno in sella e segnando i nostri migliori personali di sempre. Figuratevi poi la smania di correre che aveva Alberto: reduce dal forfait della gara di Cremona, aveva addosso tutta la voglia di rifarsi in una pista che anche lui sente molto. “Parto io” è stato il suo mantra fin dal giovedì sera, a prova della sua determinazione.

Domenica mattina però, doccia fredda: durante la gara di un’altra categoria, un incidente è costato la vita a un pilota, costringendo gli organizzatori ad annullare la manifestazione e tutte le attività previste nella giornata. Non voglio addentrarmi nel merito dell’accaduto. Non aver corso lascia dell’irrisolto e anche a distanza di giorni e non sono riuscito a disinnescare del tutto l’adrenalina che solo girare avrebbe esaurito. La gara è il culmine di una trasferta che spesso inizia il giovedì. Preparare un weekend come questo e non correre fa male. Ma Alberto e io ci uniamo al dolore dei famigliari, augurandoci che tutto il mondo delle competizioni amatoriali (non solo in ambito motorsport), si interroghi e faccia sì che questo terribile incidente aiuti a prevenirne altri.

Quindi che si fa? Non potendovi raccontare la gara, voglio parlarvi di come si prepara un appuntamento del Trofeo. Perché sì, siamo goliardici, ma dietro le quinte di una stagione c’è anche tanto tanto sudore…

Nel nostro piccolo, prendiamo spunto dai piloti veri: cerchiamo di mantenere un livello di allenamento costante e di passare in moto quanto più tempo possibile. Essere allenati fisicamente ha un impatto incredibile sulla guida, soprattutto in termini di lucidità a fine gara, quando si è stanchi.

Se allenarsi è una cosa abbastanza comune (Alberto ad esempio passa molto tempo in bici), discorso diverso è lo stare in moto. Quando non siamo in sella alla V7 Trofeo, impegnati nelle giornate di prove o nei weekend di gara, per allenarci usiamo le nostre minigp. Sono moto in tutto e per tutto, ma un po’ più pocket. Più grandi delle famose minimoto, hanno ruote da 10″ o 12” e dimensioni perfette per girare nei kartodromi.

Proprio quello che abbiamo fatto all’autodromo del Circuito di Pomposa dove di tanto in tanto ci piace tornare.

Pomposa dà molto gusto. Mi piace il layout della pista, con questo curvone che, alla fine, è un rettilineo di quasi 500 metri che ti porta a una frenata decisa. Segue un pezzo tortuoso, con curve da raccordare e un destra che non mi verrà mai. Ci sono delle good vibes qui e col tempo abbiamo radicato le nostre tradizioni in questo posto. Ma veniamo alla giornata on track.

Caricato tutto la sera prima, l’indomani mattina sveglia presto e si parte in direzione del mare. Una minigp come le nostre, volendo, entra in auto e proprio quest’estate ho visto una ragazza scendere da una Fiat 500 e tirare fuori un modello 10” e un gazebo ad archetti. Pazzesco.

È vero, Pomposa per noi non è dietro l’angolo, ma il viaggio lo si fa volentieri. Arriviamo in autodromo e, una volta montato il nostro accampamento sempre più completo, passiamo alle operazioni preliminari. Termocoperte, benzina, pressioni, i rapporti li abbiamo cambiati ieri sera a casa… Direi che finalmente possiamo vestirci e iniziare a sgranchirci. Capiamo subito che non è un giorno come gli altri. Al di là dell’essere riusciti a organizzare una pistata insieme, l’autodromo è deserto. Da tempo, ormai, i telegiornali ci preparano a un picco di caldo record e probabilmente qualcuno ha pensato di proseguire verso i Lidi Ferraresi. Insomma, il meteo ci ha preso e quel giorno è arrivato: sono le dieci di mattina quando entriamo in pit lane e il termometro segna già 34°.

La pista è in ordine, ma la temperatura dell’asfalto aumenta velocemente facendo schizzare le pressioni. Oggi non ha senso tirare: puntiamo a trovare il ritmo e tenerlo il più possibile. Tutto allenamento.

Girare insieme è soprattutto un gran divertimento, oltre che uno stimolo costante. Ci alterniamo a stare davanti a tirare, tentando di mettere insieme le curve migliori. Ci ritroviamo presto a provare le linee reciproche per poi inventarne di diverse alla ricerca di incroci di traiettoria spesso improbabili. Stiamo giocando. Ed è impagabile.

Queste moto hanno tutto per andare forte e le sensazioni di guida che trasmettono sono molto vicine alle sorelle scala 1:1. Non pensatele come minimoto cresciute: con queste ci si corre sul serio e non è raro incrociare piloti veri intenti ad allenarsi su queste cosine qui. La dotazione tecnica infatti prevede sospensioni completamente regolabili, dischi flottanti e, per i più esigenti, cambio elettronico, blipper in scalata e frizione antisaltellamento. E io che le chiamo ironicamente “motine”…

Alterniamo stint in pista a recuperi con docce fredde e sali minerali. Oggi è tosta, ma che gusto la pista tutta per noi!

Un’altra delle nostre tradizioni qui a Pomposa riguarda il menu della pausa pranzo: fritto misto e spaghetto con le vongole. E le tradizioni vanno rispettate anche nelle giornate torride, soprattutto se ti trovi a meno di un chilometro dal mare… E poi, per chi come noi è trascinato dalla passione, il morale è fondamentale. Poi si Sto arrivando!, attorno a uno spaghetto si chiacchiera, si scherza coi compagni d’avventura, si racconta per la quindicesima volta quell’aneddoto che magari è sfuggito a qualcuno. E si parla delle aspettative per la parte rimanente della stagione, dei programmi e dei sogni per il futuro. Voi riuscireste a rinunciare?

Torniamo in sella, consapevoli che il fritto avrebbe inciso sui tempi. La versione ufficiale è: “39° atmosferici, chissà l’asfalto come sarà! Io entro piano eh, voglio evitare di stendermi!”. La verità, invece, è ancora nello stomaco.

Oggi gli stivali si incollano all’asfalto. Girando, però, capisci che durante l’allungo si riesce a prendere un po’ d’aria. È giusto il tempo di un respiro, ma sufficiente a permetterci di continuare e lavorare sulla distanza e sulla resistenza. Nel mio casco va spesso in scena un teatrino: nella curva di ingresso alla pitlane decido di rimanere dentro, dicendomi “ancora uno!” per poi pentirmene amaramente 50 metri dopo sotto il traguardo.

Però, è proprio lì alla fine del rettilineo corto che ti passa tutto: si presenta una leggera curva a destra e poi subito un sinistra da tagliare sul cordolo e portare dentro quanta piu’ velocità possibile. Dai! Bisogna uscire forte per affrontare quel destra che non viene mai come vorrei. Piantarmi a metà curva o cordolo misto erba, queste le due alternative che oggi vanno per la maggiore. Un leggero destra, un bel sinistra e sei a prendere aria sul rettilineo. Frenatona in fondo al dritto e un bel sinistra, poi destra che può allargare e siamo di nuovo lì alla doppia sinistra da raccordare a ripetere: “ancora uno!”.

Il sole inizia a mollare, tingendo tutto di una bella luce ambrata. I riferimenti presi in alcune parti della pista funzionano e iniziano ad essere punti forti. Così ogni giro diventa un rito in preparazione al tratto che vorremmo migliorare: sistemare la posizione in sella, centrare il punto di frenata, mollare i freni e inserire. Insomma, giornate così fanno bene da tutti i punti di vista, anche allo spirito.

Il prossimo appuntamento sarà il weekend conclusivo del trofeo, con gara doppia a Misano. Non stiamo nella pelle normalmente, figuriamoci con questi arretrati. Per chi volesse raggiungerci Gara 1 sarà la tanto attesa in notturna. Vi aspettiamo il 14 e 15 Ottobre!