Ci sono due chilometri di sabbia e palme a separare la distesa incontaminata delle saline dalle onde più spettacolari del Mediterraneo. Ci sono i fenicotteri rosa, i murales, le mute stese ad asciugare e, soprattutto, c’è chi negli anni ha saputo preservare questi spot con la passione nel cuore, la sostenibilità negli occhi e l’inclusività nelle mani. Ci troviamo sulla costa ovest della Sardegna, a una trentina di chilometri da Oristano e dalle sue placide spiagge bianche, tra Capo Mannu (punto di inizio nord dell’Area Marina protetta della penisola dal Sinis) e le casette colorate di Putzu Idu, nel comune di San Vero Milis.
Ed è semplicemente il posto più figo in cui surfare in Italia.

Sì, perché questo tratto della West Coast sarda garantisce in media 250 giornate di onde all’anno e non ha proprio nulla da invidiare ai grandi spot oceanici. È fine ottobre e il meteo è più instabile di una balance board sotto i piedi di un neofita. Da quando siamo qui, abbiamo assistito a una libecciata epica e, poco dopo, un arcobaleno da cartoon Anni 90 ci ha lasciati tutti a bocca aperta. L’ennesima bomba d’acqua ha reso ancora più intenso e inebriante l’aroma dell’elicriso, che riempie i polmoni mentre ci muoviamo tra asfalto, sterrati e guadi con la nostra Suzuki Vitara, alla scoperta di canneti fittissimi, stagni pullulanti di micro-vite e insenature nascoste incastonate sotto la Torre Saracena di Sa Mora, che dal 1500 è a guardia del Capo.
Siamo in un territorio incredibilmente selvaggio e ben tutelato, quindi muoverci su strada e in offroad con un veicolo 4×4 ibrido (su Vitara convivono un motore elettrico da 140v e un 1.5 DualJet) fa sentire in pace, rispettosi del contesto. Collezioniamo tre temporali memorabili tra giovedi e sabato, poi domenica, finalmente, l’instabilità lascia il palco a un meraviglioso sole estivo, di cui godiamo anche in viaggio grazie al tetto super panoramico di Vitara. Insomma, in quattro giorni passiamo dal poncho al bikini almeno quattordici volte. Ma è bellissimo lo stesso.

Cambia tutto rapidamente da queste parti: il vento, la temperatura e la luce, che ogni manciata di secondi ridisegna contorni, nuvole e orizzonte. Eppure, qualcosa che resta costante c’è: il mood. La zona di Capo Mannu sembra disegnata da un Dio che ama tremendamente la tavola. Qui tutto, ma proprio tutto, parla di surf e water sports. Non è un caso, quindi, che proprio su questo incredibile lungomare prenda vita ogni anno la Sagra del Surf di Capo Mannu, appuntamento attesissimo nella community dei surfers europei ed evento di apertura dei WISF Surf Games, l’assoluto che assegnerà i titoli di Campione Italiano 2023 nelle discipline shortboard, longboard, bodyboard e parasurfing, il cui waiting period si chiuderà il 15 di novembre.

Quella dal 20 al 22 ottobre 2023 è la quarta edizione. Il meccanismo è egregiamente oliato ed è subito chiaro che non si tratta di un raduno di locals volenterosi. Tutt’altro. La Sagra del Surf di Capo Mannu è a tutti gli effetti un festival internazionale, coerente e variopinto, che ha come mission principale la diffusione della cultura del mare. L’evento è l’unica tappa italiana del Blue Surf Fest, una rete composta da sei festival in sei Paesi Europei, che hanno l’obiettivo di promuovere la sostenibilità e l’inclusione, migliorando l’accessibilità allo sport per tutti. Una visione chiara, sentita e condivisa, che qui viene raccontata attraverso il movimento, l’arte, la musica, il food e quello speciale senso di armonia che si percepisce in sottofondo solo quando le cose sono fatte per bene (e per amore). It’s soul surfing, baby.

Se dovessi riassumere il concetto in una manciata di parole, direi che qui si vive di adrenalina e zen, dinamismo e quiete, concretezza ed estro creativo. Benvenuti in un luogo di equilibrio autentico, signori. Ne sono rimasti pochi e meritano attenzioni e cure.
Il programma dell’evento è serratissimo e alterna contest, esibizioni, workshop e tanta, tanta festa. Sul nastro che ospita la Sagra, tra terra e mare, si passeggia e si curiosa tra gli stand delle scuole surf (o di ogni altro watersport esistente) a piedi nudi e con la tavola sottobraccio o con le Vans d’ordinanza e lo skate, pronti a trickeggiare sulle rampe e le waves, poco più avanti. Puoi ritagliarti il tuo minuto di gloria sulle balance board, col sostegno dei pro e l’incitamento di chi si metterà alla prova dopo di te. Puoi infilarti la muta e spiegare le vele per la prima volta con kite e windsurf, prendere la tavola e affrontare le onde, oppure scendere in acqua col sup, per goderti la sensazione di danzare sospeso sul mare.
Durante i giorni del festival puoi assaggiare un’incredibile varietà di specialità locali e non, scegliendo il tuo street food preferito tra le decine di proposte. Ci sono gli shapers, che danno forma e rifiniscono i profili delle prossime tavole che cavalcheranno onde. C’è il Quartiere degli Artisti con la sua SeArt Gallery, dove le opere nascono dal recupero di plastiche e rifiuti dal mare e le tele rubano i colori alle performance più psichedeliche del tramonto. E c’è la musica, con il dj set di Fargetta e Radio 105 ad accendere la festa e far ballare le migliaia di teste sotto il main stage.
Alla Sagra c’è spazio anche per i motori: il Dirt & Roll Corner, animato dagli amici di Maan Motocicli Audaci di Cagliari e dalla crew di Ridin’ Smoke, i maghi dei due tempi, è un trionfo di mezzi Anni 70 a due e quattro ruote, custom in stile californiano, moto e scooter d’acqua super Eighties. La loro epica gara di lentezza su due ruote aperta al pubblico è uno dei contest più esilaranti dell’evento… C’è pane per i curiosi, per gli aperti alle nuove esperienze, per chi inizia e vuole provare, magari per continuare, sentendosi parte di un’energia potente e a portata di mano. Il tutto insieme ai pro, ben felici di condividere la filosofia di una disciplina sportiva che va ben oltre la competizione, diventando vita.

E capita anche di prendere parte a momenti dal profondo significato spirituale come il M’ohoana, durante il quale la comunità dei surfisti scende in acqua e fa cerchio, donando un fiore alle onde, per ricordare chi non c’è più. Il M’ohoana è però anche una cerimonia di benedizione per tutti, che onora e celebra il mare e chi lo rispetta. Proprio come si fa qui, da sempre.

la nostra compagna d'avventura
Suzuki Vitara Hybrid 1.5 140V Starview 4WD AllGrip
8 motivi per cui l'abbiamo eletta auto ideale per il nostro viaggio.
1. Il modulo ibrido di Vitara unito al cambio robotizzato AGS permette un’elevata elettrificazione, che abbatte emissioni e consumi. La modalità EV ci ha permesso di muoverci nell’area del Festival nel totale rispetto del concetto di sostenibilità che lo anima.
2. Le dimensioni contenute (4.170mm x 1.775) la rendono agile ovunque, anche negli sterrati più stretti in direzione delle spiagge o nelle manovre in spazi ridotti, come sul nostro affollatissimo traghetto per la Sardegna.
3. Gli interni, estremamente versatili e ben organizzati, consentono di viaggiare comodi e di trasportare tutto ciò che serve, dall’attrezzatura sportiva (sì, abbattendo i sedili c’è spazio anche per un surf) ai bagagli XL, a prova di clima variabile.
4. Perché Starview? Perché il tetto apribile è DAVVERO panoramico. Aspettate la prima stellata utile in Sardegna e capirete cosa intendo.
5. In offroad l’altezza minima a 185 mm e l’angolo di attacco di 19° permettono di affrontare senza timore ostacoli e avvallamenti. A noi, ad esempio, ha consentito un paio di superamenti e guadi particolarmente divertenti.
6. La posizione dello schermo (un touch da 7” – connettività Apple CarPlay®/Android Auto) non teme riflessi e permette una navigazione chiara anche con tetto aperto, polvere e sole a picco.
7. È una compagna di viaggio particolarmente attenta: vanta frenata automatica di emergenza, monitoraggio dei colpi di sonno, mantenimento della corsia, cruise adattivo con sistema "failafila", riconoscimento dei segnali stradali, monitoraggio degli angoli ciechi e del traffico in retro. Più sicuri di così…
8. La sua livrea Avorio è in pendant perfetto con le spiagge della zona ;)
