Orizzonte è una parola magica, che sa di cielo e di sogni da realizzare.
È qualcosa che vedi e non vedi, immenso, ma indecifrabile, che ti gusti qui-e-ora. Ma profuma di futuro. È il blu dipinto di blu su cui planano gli aerei di Blackshape, azienda italiana che si è guadagnata un posto da leader internazionale nel segmento degli ultraleggeri e degli small aircrafts. Il tutto sulle ali dell’entusiasmo di Luciano Belviso, il founder-sognatore con lo sguardo all’insù e i piedi ben piantati a terra.
Questo mese Wheelz fa quattro chiacchiere con un ingegnere tanto competente quanto ambizioso, che ci vorrebbe tutti alla cloche delle gran turismo dei cieli. Non necessariamente con gli Aviator a goccia e il chiodo di pelle: si può volare anche se non ti scambiano per un Top Gun o un pilota della Pan-Am.

Belviso, il sognatore che studia molto. Luciano Belviso è un imprenditore di grande immaginazione, sapientemente nascosto nel corpo di un precisissimo ingegnere. Classe 1983, quando arriva il momento di scegliere il percorso universitario si butta su una cosa tranquilla: ingegneria aerospaziale al Politecnico di Torino, a cui fa seguito un master in ingegneria meccanica presso l’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna. Si potrebbe tagliare corto e definirlo un uomo di numeri, ma Luciano aggiunge quel tocco di umanesimo che non guasta: un master in giurisprudenza presso l’Université Paris XI.
Tre righe che ce lo fanno immaginare competente e preparato, a suo agio a Cape Canaveral o in qualche sito off-limits dell’Agenzia Spaziale Europea.
Forte di floride prospettive in qualche ente iper-selettivo in giro per il mondo, Belviso però spiazza tutti e se ne torna in Puglia. Insieme ad Angelo Petrosillo vince un bando e fonda una piccola società, dapprima incentrata sui materiali compositi, ma che vira subito sulla costruzione di aeromobili completi.
È il 2009 e questo è il lift-off di Blackshape, che produce small aircrafts e ultraleggeri per l’aviazione generale e l’addestramento. L’educazione – specie se internazionale e di alto profilo – è una bella rampa di lancio, ma in questa storia si accompagna ad altri due pilastri. Serve anche esperienza, quella che ti fai giorno dopo giorno provando-sbagliando-riprovando-ancora. Magari trovando qualcuno con la tua stessa attitudine (in questo caso il co-founder Petrosillo) con cui condividere la salita in quota e un angel investor che ti sproni a impostare una rotta e puntare all’orizzonte più lontano. Non c’è in tutte le storie, ma in questa sì: è il Cavalier Vito Pertosa, un imprenditore rinascimentale Made in Puglia i cui interessi spaziano dalle macchine agricole ai satelliti spaziali.
E poi c’è l’ultimo pilastro, l’ambizione di creare qualcosa da zero e farla prosperare, anche nel futuro. Confrontandosi con giganti spesso dalle risorse infinite e sentendosi nelle orecchie gli sfottò dei naysayers.

Blackshape, da Monopoli alle nuvole. Monopoli non è certo Tolosa o Chicago, ma ospita un frizzante distretto aeronautico, giovane e molto forte sulle novità tecnologiche contemporanee. C’è anche uno stabilimento di Boeing e altre realtà rinomate ed è in questo ecosistema che inizia l’avventura di Blackshape.
Il primo aereo esce dai cancelli nel 2011 e da lì è tutto un crescendo. I modelli diventano tre, si aprono i mercati internazionali e soprattutto iniziano ad arrivare i clienti, attratti da qualità e feeling di pilotaggio di altissimo livello. Le voci corrono e presto si genera tanto interesse per la piccola perla di Monopoli, che riesce persino a convincere clienti che ordinano la Ferrari dei cieli (nelle declinazioni ultraleggero e certified aircraft) prima ancora di aver conseguito la licenza.
Un interessante mix di prestazioni aeronautiche di alto livello, che mettono gli aerei in pole position per sostituire addestratori spesso con decine anni di volo alle spalle, unite a un appeal più lifestyle, esaltato da iniziative di cross-marketing come Fly & Drive insieme a Porsche (che non si è lasciata scappare l’opportunità di inserire Belviso nella sua selezione di Dreamers).
Il focus sono gli aerei nel loro insieme, ma i materiali restano la chiave anche per il futuro: Blackshape punta a rafforzare il proprio posizionamento nel mondo dei compositi, che rappresentano il cuore dell’aeroplano. I filoni di sviluppo con cui gli addetti ai lavori fanno hype sono spesso altri, come ad esempio i velivoli a decollo verticale (VTOL). Ma l’impresa-champion di Monopoli e i suoi founder sono molto più concentrati a migliorare quello che c’è, magari con un occhio più attento a temi come la propulsione verde.

Una nuova golden age del volo. Secondo Belviso questo è un buon momento per avvicinarsi al mondo del volo. Viviamo una stagione di discontinuità importanti, non molto lontane da quelle che il settore ha vissuto negli anni Quaranta e Cinquanta. Se a quell’epoca aumentavano le distanze percorribili e scendevano i costi di accesso al volo, oggi il nuovo che avanza è molto centrato sul rapporto tra tecnologia e pilota.
L’aereo si avvicina ai contesti urbani (ad esempio con i velivoli VTOL), mentre il pilotaggio diventa meno scientifico grazie ai traguardi della digitalizzazione (fly-by-wire, digital cockpit). C’è anche una chiave di lettura più estetica. La ricerca sui materiali e sull’aerodinamica permette di aggiungere al volo la dimensione del bello, che nell’aviazione old school veniva sacrificata – guarda un po’ – sull’altare della capacità di stare in aria in maniera efficiente.

Ain’t no Maverick. Se uno guarda gli aerei di Blackshape distrattamente può essere tratto in inganno. I due posti in tandem, i colori neutri e la silhouette della fusoliera potrebbero richiamare, a chi non è appassionato di aeronautica, il mondo militare. Luciano però non è un amante dell’associazione pilota di aero / wannabe Top Gun.
Perché l’aviazione generale non è Tom Cruise che spinge un F-18 Super Hornet a 7G, anzi: questo stereotipo funziona benissimo per portare la gente al cinema, ma limita il volo vero ad una cerchia ristretta di enthusiast. Un cavallo di battaglia – questo – di Luciano: se una delle parole più usate del 2023 è inclusività, il concetto si applica molto poco al mondo degli aerei.
Oggi l’aviazione generale è vista come un hobby per pochi eletti con le tasche generose e l’istinto di conservazione sotto le scarpe. Manca l’accettazione sociale del volo come puro piacere, lo stesso piacere che invece è ricercatissimo a bordo di una GT di lusso, magari tra le curve del Furkapass.
Un’esperienza che per Luciano non deve essere appannaggio solo di un pilota acrobatico: gli aerei di Blackshape, che acrobatici non sono, puntano a dare al pilota un’esperienza che sembra analogica anche se non lo è più, una fluidità di controllo che non ti farà di certo diventare un pilota di caccia, ma ti esalta.

Davanti c’è l’AI, ma l’uomo vince sempre. E cosa vede all’orizzonte Luciano Belviso dal cockpit del suo aeroplano? Tanti gli interessi di un imprenditore quarantenne molto eclettico, che però non ama disperdere energie su mille rivoli. Quasi quindici anni sono tanti per Blackshape, ma nell’aviazione sono poco più di un battito di ciglia: ci sono ancora tanti traguardi da superare e tanto ancora da fare per abbattere le idee preconcette che vedono l’aereo come un autobus per andare da A a B o al massimo un eccentrico passatempo per benestanti annoiati.
Lo dice Luciano, snocciolando due numeri che da soli danno l’idea: in un mondo in cui 2 miliardi di persone hanno la patente per l’auto, sono 2 milioni le licenze di volo.
Blackshape e l’aviazione sono quindi ossessioni centrali per Belviso, che non è un grande fan del concetto di imprenditore seriale. Si trova maggiormente a suo agio con la definizione di imprenditore parallelo, che alla monogamia progettuale preferisce una più stimolante poligamia.
In un periodo storico in cui le idee imprenditoriali già all’inizio vengono concepite con l’idea dell’exit, lui guarda un po’ più in là. Ad esempio all’intelligenza artificiale: un’innovazione dirompente, ma che sempre uno strumento rimane. L’uomo è molto più dell’AI e lo sarà sempre, che sia ai comandi di un aeroplano o di un progetto imprenditoriale.
Che poi, a pensarci bene, cosa vuoi che ne sappia l’Intelligenza Artificiale dell’orizzonte…
