Ve l’avevamo promesso: dopo la wild adventure in Abruzzo a fine luglio in occasione del Motorrhard Summer Camp eravamo più che pronte a ripartire, per un’esperienza diversa questa volta, ma non meno coinvolgente e intrisa di asfalto, terra, motori e panorami mozzafiato.
L’ormai celebre quartetto, però, deve scindersi: Agnese e Sara non possono abbandonare gli impegni lavorativi, mentre Gilda e io ci divideremo come di consueto tra fuoristrada e strada.
Sì, perché l’Abruzzo Rally Raid offre molteplici possibilità di scelta: una traccia road e due off, soft per i principianti oppure expert per i più temerari.
Siamo pronte, cariche, emozionate, felici di tornare a godere degli scenari – anche gastronomici – abruzzesi, ovviamente in sella, manco a dirlo! Una Triumph Tiger 900 accompagnerà Gilda sulle rinomate pietraie di Majella e Gran Sasso, mentre una più paciosa Bonneville T120 accarezzerà con me le stesse rotte, correndo in maniera quasi parallela, ma su asfalto.
È la sera prima della partenza, i bagagli sono pronti ben saldi sulle moto, quel friccicorio che ogni partenza regala rende faticoso l’addormentarsi e una telefonata inattesa rompe il silenzio.
È Sara: dice che Gilda ha avuto un incidente, ha rotto un polso, deve essere operata. Panico, in primis, troppe informazioni confuse. Poi arriva la convinzione di essere vittima di uno scherzo. Burlone! La sera prima della partenza, che simpatico giochetto, ma io mica ci casco.
La foto di una radiografia che ha dell’assurdo conferma la mia teoria: è uno scherzo, non esistono fratture così!
Ma tutta un’altra serie di comunicazioni, ora un po’ troppo dettagliate, mi fanno capire che no, non si scherza.
Il primo pensiero, dopo la ovvia preoccupazione, è quello di mollare il colpo e non partire. Che ci faccio laggiù da sola? Senza la mia partner in crime che possa vivere e raccontare quello che è poi il cuore della manifestazione, il fuoristrada?
No no, sto a casa. Turbinio di pensieri. Ci dormo su, ci penserò domattina. E “domattina”, senza stupore, tutto appare più limpido, sereno e semplice: si parte.

Certo, per chi non ama viaggiare in solitaria 650 chilometri non sono pochi, troppo tempo per pensare, per chiedersi cosa fare in questi due giorni da sola, come gestire il tutto.
Ma tra motociclisti non si è mai soli, e questo non è un luogo comune: una volta approdata in Piazza Salotto a Pescara, esclusivo parco chiuso dell’ARR, ogni pensiero scompare. L’accoglienza è impeccabile e l’atmosfera magica e festosa.
Le moto parcheggiate in attesa della partenza del sabato mattina sono tantissime, più di cento, quasi tutti seguiranno le tracce off, quindi mi informo sul percorso alternativo su asfalto, ricevo la traccia GPX e decido di percorrerlo in solitaria, per essere libera di fermarmi, per godermi le strade e i panorami che ben conosco, ma che non stancano mai. Incontrerò il resto della carovana ai numerosi punti ristoro previsti sul percorso e alle cene previste dopo le tappe.
Il Day one punta le ruote verso Sud, da Pescara si procede verso il confine con il Molise, attraversando borghi fiabeschi e concedendosi una deliziosa pausa pranzo a Castiglione Messer Marino, paesino insospettabilmente brulicante di vita e propositi, lambito da montagne e reso ancora più affascinante dal parco eolico che lo circonda.
I motociclisti che arrivano dalle tracce off sono entusiasti e carichi di adrenalina, io diversamente mi sto godendo la guida in pieno relax: il bello dei tanti modi di vivere la moto! La giornata è calda il giusto, soleggiata e piacevolissima.
Il ritorno verso Pescara invece, lungo i 50 chilometri di costa, non è dei migliori: una totalmente inaspettata tempesta di pioggia e vento con raffiche a quasi 100 chilometri orari rende faticoso tenere in piedi le moto, gli alberi mi cadono davanti alle ruote e la spettacolare Costa dei Trabocchi sembra il set di un film catastrofico. Vento, salsedine sulla visiera e l’impossibilità di tenere le ruote in traiettoria mi fanno pensare più di una volta di fermarmi e attendere, ma questo mezzo uragano non ha l’aria di essere passeggero. Devo proseguire. Di corsa verso il paddock, spazzato via dal vento, moto al sicuro e una lunga, meritata doccia calda per rifocillarsi.
L’indomani splende di nuovo il sole. E menomale, perché la tratta – che porta questa volta più a nord – è veramente spettacolare: ci attende sua maestà il Gran Sasso, punteggiato dai suoi inconfondibili magici paesini e coronato dalla bellezza unica di Campo Imperatore. Qui un poco di sana invidia per chi percorre la traccia off è naturale: le strade sono deserte e guidabilissime, ma chissà quali scorci segreti si possono ammirare portando le gomme lontano dai percorsi più battuti. La sosta pranzo per gli arrosticini al Ristoro Mucciante è d’obbligo, una tappa ambita dai motociclisti di tutta Italia e decisamente sì, ne vale la pena: che si salga a piedi, in auto, in moto… occhi e gola saranno totalmente appagati.
Dopo la mangiata ci si rimette in sella e, sempre percorrendo i ripidi fianchi del Gran Sasso, si riprende la discesa verso il mare per rientrare alla base e tirare le somme di quello che è stato un evento egregiamente organizzato, con motociclisti provenienti da tutto il mondo, tanti sorrisi sotto ai caschi, tanti chilometri macinati, innumerevoli nuovi amici da tenere a cuore.
Una prima edizione che, certamente, aprirà la strada a tante altre e la calorosa certezza che, è proprio vero, quando si viaggia da soli non si è mai da soli!
Nessuna Gilda è stata maltrattata per scrivere questo racconto: il polso è stato prontamente operato e la fanciulla procede full gas verso la guarigione.